Lungimiranza in … previdenza
In questi giorni l’ISTAT ha pubblicato le previsioni della popolazione residente e delle famiglie - Base 1/1/2023.

Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2023, evidenziano tendenze la cui direzione parrebbe irreversibile, pur se in un contesto nel quale non mancano elementi di incertezza.
La popolazione residente è in decrescita: da circa 59 milioni al 01.01.20023 a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 milioni nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080.
Ma la cosa che più dovrebbe allarmare, sotto il profilo previdenziale, è che il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 anni e 65 e più) passerà da circa 3 : 2 a circa 1 : 1 nel 2050.
In Cassa Forense il rapporto di 1 : 1 si raggiungerà anche prima del 2050.
Con un rapporto di 1 :1 il sistema previdenziale va in default.
Come si può riequilibrare il sistema?
Soluzioni miracolistiche non ne vedo.
Bisogna però improntare politiche tali da allargare la base occupazionale.
Prima di tutto bisogna rendere visibili i lavoratori invisibili, cioè coloro che oggi lavorano in nero e che, sempre secondo l’ISTAT, ammontano a circa 3 milioni di persone.
Sarà altresì indispensabile incentivare l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro dato che oggi il tasso di occupazione femminile è pari al 50% circa.
Si dovrà poi lavorare sulla crescita demografica attraverso aiuti alle giovani coppie.
Fatta eccezione per i lavori usuranti sarà indispensabile allungare la vita lavorativa delle persone.
Sarà altresì necessario aumentare il livello di istruzioni della forza lavoro portandola agli standard europei.
Se non riusciremo a fare questo, credo che nel 2050 la previdenza e la sanità imploderanno.
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