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Giustizia, gli avvocati penalisti lanciano il Comitato per il Sì al referendum

“Vota Sì-È Giusto!”, così recita il simbolo presentato ieri nella sede delle Camere Penali Italiane a Roma per il referendum confermativo della riforma costituzionale della giustizia che nella prossima primavera chiamerà alle urne il Paese.

Giustizia, gli avvocati penalisti lanciano il Comitato per il Sì al referendum

Tra le principali novità la separazione della carriera del giudice da quella del pubblico ministero, il sorteggio dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura e l’istituzione di un’Alta corte disciplinare per i magistrati. Nelle parole del segretario delle Camere Penali Rinaldo Romanelli un esito affermativo del referendum avrebbe lo scopo di allineare l’ordinamento italiano “a tutto il mondo dove il giudice e il pm hanno carriere separate. E anche il sorteggio ha la finalità di eliminare le devianze del correntismo nella magistratura che hanno fatto sì e fanno sì ancora oggi che logiche di appartenenza all’una o all’altra corrente prevalgano sulle logiche di giustizia ed efficienza”.

I sostenitori del no fanno notare la scarsissima incidenza statistica dei cambi di funzione da giudice a pm e viceversa. Fenomeni già limitati dalla cosiddetta Riforma Cartabia del 2022. “Il tema non è il passaggio delle funzioni” replica Romanelli, “ma che chi giudica e chi accusa devono abitare in due case diverse. Devono risiedere in due organi diversi. Avere organizzazioni diverse perché svolgono funzioni diverse. È così in tutto il mondo. Siamo noi l’anomalia. Il nostro sistema deriva dal 1941, l’ordinamento Grandi, che era coerente con un regime autoritario. In un regime autoritario non c’è la separazione dei poteri e non serve neanche separare i poteri neanche dentro la magistratura. Nelle democrazie evolute la giurisdizione è di conflitto e i poteri si controllano tra di loro. Il giudice controlla il pubblico ministero e non ne condivide la funzione”.

La data del referendum è ancora da stabilire e solo oggi sono state presentate in Cassazione le firme dei senatori, della maggioranza di Fdi, FI e Lega, necessarie per chiederne l’indizione. Certo è che il tema su cui gli elettori saranno chiamati a decidere è molto tecnico. “Io penso che chiunque possa capire” conclude Romanelli, “che se entra in un’aula di giustizia sarebbe meglio trovare un giudice che non ha nulla a che fare con chi lo accusa. Non vogliamo essere offensivi ma è come andare a giocare a calcio e trovare l’arbitro che ha la stessa maglia di una delle due squadre o che proviene dalla stessa città”.

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