Anno: XXVI - Numero 244    
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C’è l’ex pg Salvato nel Comitato del Sì di avvocati e giuristi

Costituito il comitato “Sì riforma” per il referendum sulla separazione delle carriere: giuristi, avvocati e magistrati contro slogan e fake news.

C’è l’ex pg Salvato nel Comitato del Sì di avvocati e giuristi

Finora la battaglia per il referendum sulla separazione delle carriere ha ricordato la più sfrenata delle campagne elettorali: slogan, semplificazioni e sfacciate bugie, soprattutto, va detto, da parte dell’Anm e dei sostenitori del No in generale. Da ieri il profilo un po’ più istituzionale e misurato compie un passo avanti, grazie alla costituzione dell’annunciato comitato “Si riforma”: si tratta dello strumento destinato, negli auspici del governo e di tutto il centrodestra, a rappresentare la vera “ratio” della modifica scritta da Carlo Nordio.

Non ci sono donne o uomini di partito, ma giuristi. Esclusivamente giuristi: avvocati, magistrati e professori. La professione forense è rappresentata ai più alti livelli, dal presidente Cnf Francesco Greco, da un altro consigliere di via del Governo vecchio come Vittorio Minervini, che è anche vicepresidente della Fondazione avvocatura italiana, dal coordinatore di Ocf Fedele Moretti e dai presidente delle Camere civili, Alberto Del Noce, e dell’Associazione giovani avvocati, Luigi Bartolomeo Terzo. Al vertice del comitato c’è, com’era stato anticipato, un giudice emerito della Corte costituzionale, Nicolò Zanon, a sua volta avvocato e professore di diritto.

Ma la novità davvero imprevedibile è la presenza, fra i 33 che hanno costituto ieri l’organismo dinanzi a un notaio a Roma, di alcuni magistrati, e in particolare di Luigi Salvato, che fino a pochi mesi fa ha ricoperto la carica di procuratore generale della Cassazione: di fatto il primo magistrato requirente d’Italia, per quanto la definizione possa essere formalmente forzata. Una presenza spiazzante per l’Anm, e che rappresenta la smentita intrinseca delle teorie secondo cui, con la separazione delle carriere, con l’Alta corte e col sorteggio di Csm e organo disciplinare, si prepara lo scivolamento del pubblico ministero alle dipendenze dell’Esecutivo. E un colpo notevole, indiscutibilmente. Ma come detto, si tratta innanzitutto di un ritorno alla discussione sul merito della riforma. Di un richiamo alla natura giuridica, costituzionale, della modifica scritta dal guardasigilli.

Altre conferme delle anticipazioni trapelate nei giorni scorsi: l’attribuzione a un giornalista storicamente schierato con il centrodestra, Alessandro Sallusti, del ruolo di portavoce. Difficile ignorare che l’ex direttore del Giornale è anche coautore de Il Sistema, il libro con cui Luca Palamara ha messo in piazza gli intrecci della correntocrazia. Come previsto, ci sono due consigliere laiche dell’attuale Csm, elette a Palazzo Bachelet su indicazione di FdI e Lega: Isabella Bertolini, che sarà il segretario del comitato, e Claudia Eccher.

Tra gli avvocati, spicca anche il nome di Cesare Placanica, che ha guidato la Camera Penale di Roma. Ma è chiaro che resta di particolare significato la presenza dei non pochi magistrati, tutti di rango: un presidente di sezione penale della Cassazione come Giacomo Rocchi, magistrato giudicante dunque. e, con il citato ex pg Salvato, due procuratori della Repubblica in carica: Alfonso D’Avino, a capo dei pm di Parma, e Giuseppe Capoccia, che guida l’ufficio inquirente di Lecce. Sono adesioni piuttosto clamorose. Lo è anche quella di un magistrato come Paolo Itri, a lungo in prima linea nell’Antimafia della Procura di Napoli e ora giudice tributario. «Ciò che caratterizza questo comitato, e vorrei che faceste un’opera – zione di verità, è che non c’è nessuna aggressione e nessuna rivalsa nei confronti della magistratura», è la prima considerazione di Zanon. «Nessuna volontà di regolare i conti, non ci interessano modifiche degli equilibri istituzionali. L’obiettivo è migliorare la giustizia per tutti i cittadini, e lo faremo con toni pacati facendo prevalere gli argomenti sulle fake news».

Sembra un riferimento agli allarmi per la “fine” che, con il divorzio dai giudici, sarebbero destinati a fare i pubblici ministeri. Zanon ha ribadito: «Noi desideriamo dare un messaggio di moderazione». Sono concetti sui quali insiste anche il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco: «Sarà davvero necessario far comprendere ai cittadini che la riforma costituzionale non è un attacco alla magistratura, ma anzi punta rafforzare l’autonomia e l’indipendenza del giudice e dello stesso pubblico ministero». Ben rappresentata anche l’acca – demia, innanzitutto con costituzionalisti come Mario Esposito e Tommaso Frosini. Tra le teorie che Nicolò Zanon punta a decostruire, non manca la convinzione del sottosegretario alla Giustizia, e primissima linea di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro, secondo il quale con la separazione delle carriere il pm sarà troppo potente: «Delmastro può dire quel che vuole, nei testi non c’è scritto». Il giudice emerito della Consulta esordisce con la moderazione ma anche con una certa assertività. Che sarà Sallusti, evidentemente, a dover mettere a frutto.

Errico Novi su Il Dubbio

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