Manovra 2026 tra prudenza fiscale e lavoro autonomo
Lapet ottiene correttivi ma chiede equità piena per professionisti italiani nel sistema.
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La legge di bilancio mantiene i conti ma migliora alcune criticità per autonomi e tributaristi, restano aperte battaglie su diritti, welfare, compensazioni fiscali e pari dignità professionale nel sistema italiano
La legge di bilancio 2026 si presenta come un provvedimento improntato alla prudenza e al mantenimento degli equilibri di finanza pubblica, tuttavia “dietro la solidità dei conti, emerge un quadro a tinte chiaroscure per il mondo del lavoro autonomo” ha commentato il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone. L’analisi condotta dall’associazione evidenzia come, nonostante alcune importanti aperture del governo, la strada verso una reale equità fiscale rimanga ancora parzialmente in salita.
Grazie all’impegno profuso all’interno di Assoprofessioni durante i lavori parlamentari, l’associazione ha promosso la presentazione di un ventaglio di emendamenti volti a correggere distorsioni che avrebbero potuto penalizzare gravemente i professionisti e non solo.
Uno dei fronti più caldi del dibattito ha riguardato il comma 10 dell’articolo 129, una norma che vincolava i pagamenti della pubblica amministrazione alla regolarità fiscale del creditore. Nella sua formulazione originaria, il meccanismo appariva sproporzionato: anche un’irregolarità minima avrebbe potuto congelare l’intero onorario del professionista, creando una palese disparità di trattamento rispetto al lavoro dipendente. Il presidente Falcone, ha espresso soddisfazione per l’accoglimento delle proposte correttive, seppur con modifiche: “Siamo riusciti a trasformare un blocco totale in un sistema di compensazione forzosa. Ora, se un professionista ha debiti fiscali superiori a 5.000 euro, la PA non trattiene l’intera somma, ma solo la quota necessaria a coprire il debito, erogando prontamente la differenza. Questo garantisce la liquidità minima indispensabile per la sopravvivenza degli studi professionali”.
Inoltre, è stata ottenuta l’eliminazione della verifica della regolarità contributiva (DURC) per i pagamenti al di sotto di certe soglie, limitando il controllo alla sola sfera fiscale e snellendo sensibilmente le procedure burocratiche.
Un altro successo significativo riguarda la soppressione delle restrizioni eccessive previste dall’articolo 26. La norma originale limitava drasticamente il diritto alla compensazione dei crediti d’imposta, colpendo indistintamente contribuenti onesti e imprese senza distinguere tra utilizzi legittimi e indebiti. Anche grazie all’intervento della Lapet, la norma è stata stralciata, preservando un principio cardine di proporzionalità ed equità fiscale. Altre importanti partite rimangono però aperte. “Nonostante i risultati ottenuti, la riforma strutturale del settore non può dirsi conclusa. Restano sul tavolo rivendicazioni storiche che mirano a equiparare i diritti dei professionisti di cui alla legge n.4/2013 a quelli degli iscritti agli ordini professionali” rivendica Falcone. Le priorità per i prossimi provvedimenti includono il riconoscimento ai tributaristi della facoltà di apporre il visto di conformità, eliminando un’ingiustificata riserva di legge che limita la concorrenza e l’efficienza dei servizi fiscali. Non da meno i tributaristi chiedono più tutele e welfare. L’estensione della sospensione dei termini per gli adempimenti fiscali anche ai professionisti non ordinistici in caso di malattia o infortunio è una battaglia di civiltà per garantire che un imprevisto di salute non si trasformi in una catastrofe sanzionatoria per il professionista e i suoi clienti. “L’obiettivo è porre fine a una discriminazione anacronistica – insiste Falcone – Allineare i diritti di tutti i professionisti è un atto di giustizia che riconosce il ruolo centrale che i tributaristi svolgono nel mercato e nel dialogo tra stato e contribuente”.
La guardia dell’associazione resta alta: se la manovra 2026 ha evitato il peggio, il percorso verso una piena dignità professionale richiede ancora coraggio e visione strategica da parte del legislatore.
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