Anno: XXVI - Numero 232    
Martedì 2 Dicembre 2025 ore 13:15
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Previdenza, 18 miliardi a rischio: la falla nascosta delle Casse

Crediti non riscossi e contributi silenti rivelano una fragilità sistemica che minaccia equità, sostenibilità e fiducia degli iscritti.

Previdenza, 18 miliardi a rischio: la falla nascosta delle Casse

In questi giorni il Presidente della COVIP, presentando il Report sulle Casse di previdenza in Parlamento, ha, tra il resto, così precisato:

“Alla fine del 2024, le Casse registrano complessivamente 9 miliardi di euro di crediti contributivi, pari in media a circa il 7% dell’attivo complessivo del sistema. In 6 Enti, si concentra l’80 per cento circa dei crediti contributivi netti, per importi compresi fra 0,4 miliardi di euro e 2,4 miliardi di euro. Si tratta di una cifra considerevole, che non può essere interpretata come una mera posta contabile, ma come un indicatore di criticità strutturale. I crediti contributivi rappresentano, di fatto, contributi dovuti ma non versati dagli iscritti. Ciò significa che, a fronte di tali somme, le Casse devono comunque garantire il pagamento delle prestazioni in essere, sostenendo nel tempo un equilibrio finanziario complesso. Occorre ricordare che tutte le Casse di previdenza sono soggette al regime a ripartizione: le prestazioni correnti vengono finanziate con i contributi correnti. Questo modello, fondato sulla solidarietà intergenerazionale, è un pilastro del sistema, ma comporta anche limiti evidenti. Il rispetto del regime a ripartizione riduce in maniera significativa gli effetti del requisito della regolarità contributiva, che pure è condizione necessaria per l’erogazione delle prestazioni al singolo iscritto. In altre parole, anche con il passaggio al metodo di calcolo contributivo, la struttura del sistema resta fondata sulla collettività dei versamenti, e non sul sistema della capitalizzazione individuale. Ne deriva che ogni situazione di irregolarità non incide solo sul singolo, ma sull’intera comunità degli iscritti, alterando gli equilibri interni e i principi di equità.” (Fonte: relazione scritta Presidente Covip)

A questa somma, che già di per sé rappresenta una criticità strutturale, devono essere aggiunti i cd. contributi silenti degli iscritti.

Secondo la IA di Google la situazione è la seguente:

“I “silenti” di Enasarco sono ex agenti di commercio che hanno versato contributi all’ente previdenziale obbligatoriamente, ma non hanno raggiunto i 20 anni di contribuzione minimi richiesti per ottenere una pensione integrativa, rimanendo quindi senza una pensione Enasarco e con i contributi versati non riscattabili o trasferibili. Questa situazione riguarda centinaia di migliaia di lavoratori che, non potendo riscattare i contributi né vederli riconosciuti in altro modo, li considerano di fatto perduti.

Chi sono i “silenti”

  • Agenti di commercio: Si tratta di lavoratori che hanno versato contributi obbligatori a Enasarco per anni, oltre ai contributi INPS.
  • Mancanza del requisito minimo: Non hanno raggiunto i 20 anni di contribuzione minima richiesti dalla normativa per avere diritto alla pensione integrativa Enasarco.
  • Contributi “silenti”: I contributi versati sono definiti “silenti” perché sono bloccati nell’ente, non possono essere riscattati, non sono cumulabili con l’INPS e non generano alcuna rendita se il requisito dei 20 anni non viene raggiunto.

Conseguenze e problemi

  • Perdita dei contributi: I contributi versati, spesso per decenni, si traducono in una perdita economica, in quanto non vengono restituiti e non danno diritto ad alcuna pensione integrativa.
  • Inadempienza dello Stato e di Enasarco: Le associazioni di categoria denunciano una situazione di ingiustizia e una mancanza di soluzioni adeguate da parte degli enti, nonostante i contributi obbligatori versati dai lavoratori.

Possibili soluzioni e sviluppi

  • Normative recenti: È stata introdotta la possibilità, per gli iscritti dopo il 2012, di ottenere una rendita contributiva con soli 5 anni di contributi, ma questo non copre i lavoratori “silenti” iscritti in precedenza.
  • Iniziative legali e politiche: Diverse organizzazioni stanno portando avanti iniziative per risolvere il problema, anche a livello politico e legale, come nel caso di un esposto presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
  • Proposte di ricongiunzione: Si sta discutendo la possibilità di ricongiungere i contributi Enasarco con quelli INPS, ma le soluzioni attuali non sono ancora adeguate per tutti i “silenti”.”

La questione dei silenti è già stata trattata nella precedente Legislatura con l’allegato 1 della Relazione del Presidente della Commissione bicamerale Nannicini che, nel novembre 2021, così scriveva:

“La gestione dei c.d. “silenti”

L’analisi della complessiva operatività della Fondazione evidenzia poi la necessità di trovare soluzioni – oggetto di continue denunce e esposti da parte degli iscritti alla gestione dei c.d. “silenti”, ossia degli iscritti che non avendo maturato i requisiti di anzianità contributiva richiesti per l’accesso alle pensioni di vecchiaia (almeno 20 anni di anzianità contributiva) restano – in caso di assenza dei requisiti di anzianità contributiva previsti anche dall’INPS – sprovvisti di alcuna pensione di vecchiaia. In sintesi, i contributi versati ad Enasarco non possono essere ricongiunti con i contributi Inps.

Ciò si rende ancor più necessario in ragione della sentenza della Corte di Cassazione n. 8887 del 4 maggio 2016 (che richiama anche la sentenza della Corte di Cassazione n. 20425 del 2010 che ha riconosciuto la facoltà di trasferire i contributi per la pensione di ex dipendente nelle gestioni speciali autonome, in ottemperanza alla L. n. 29 del 1979), che, tra l’altro, ha disposto: Il trattamento pensionistico degli agenti di commercio, gravante sul fondo di previdenza gestito dal Fondo ENASARCO, introdotto originariamente dal D.M. 10 settembre 1962 con caratteri di esclusività ed autonomia, pur essendo, successivamente (in forza della L. 22 luglio 1966, n. 613, art. 29 del D.P.R. 30 aprile 1968, n. 758, e della L. 2 febbraio 1973, n. 12), divenuto integrativo nei confronti della pensione Inps, non ha perciò acquistato natura di previdenza e assistenza sociale, trattandosi, nei due casi (Inps e Fondazione ENASARCO), di eventi diversi coperti da separate forme di assicurazione, e consistendo la peculiarità del suddetto trattamento integrativo nell’essere lo stesso erogato sulla base di conti individuali, alimentati esclusivamente dal versamento, da parte dei preponenti, di talune percentuali sulle provvigioni da essi liquidate agli agenti nonché da un pari contributo a carico di questi ultimi (cfr. in questo senso Cass. n. 1327/2013, n. 8467/2007, n. 8201/1995). La Fondazione, quindi, non si sostituisce al regime generale ma si limita a gestire una forma integrativa di tutela, con conseguente persistente obbligatorietà di iscrizione presso l’Inps. Ne consegue la coincidenza dei periodi assicurativi presso l’Inps, e presso la Fondazione ENASARCO, con l’inapplicabilità del regime di cumulo dettato dal D.lgs. n. 42 del 2006.”

Il 21 novembre 2025 il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali ha emesso questo comunicato:

“Da oggi è più semplice effettuare la ricongiunzione dei contributi di differenti gestioni separate per costruire la propria pensione.

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha chiarito che è possibile ricongiungere i contributi:

  • verso la Gestione separata INPS da altre gestioni previdenziali;
  • dalla Gestione separata INPS verso altre gestioni, comprese le Casse professionali.

Quindi è possibile ricongiungere i contributi anche quando è coinvolta la Gestione separata dell’INPS. In concreto, i periodi contributivi possono essere trasferiti sia verso la Gestione separata da altre gestioni previdenziali, sia dalla Gestione separata verso altre gestioni, comprese le Casse professionali, nel rispetto delle norme che disciplinano ciascun ente.

In passato questa possibilità era stata esclusa perché la Gestione separata è nata fin dall’inizio interamente con il sistema contributivo, mentre altre gestioni erano ancora in una fase di transizione dal sistema retributivo al contributivo. Con il progressivo completamento di questa transizione, non vi è più motivo di tenere la Gestione separata “isolata” dalle altre forme di ricongiunzione.

Per il libero professionista questo significa poter valorizzare meglio tutta la propria storia contributiva. Chi, ad esempio, ha versato contributi sia alla propria Cassa professionale sia alla Gestione separata INPS può chiedere, nei limiti e secondo le regole previste, che tali periodi vengano riuniti, evitando che restino frammentati e poco utili ai fini della pensione. La ricongiunzione si aggiunge così alle opzioni a disposizione del professionista a fianco della totalizzazione e del cumulo. (Fonte: Pensioni, semplificato il ricongiungimento dei contributi dalle diverse gestioni separate del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).

Sarà possibile anche sbloccare il problema dei contributi silenti che, secondo il Sindacato di categoria degli Agenti di commercio, ammontano a circa 9,2 miliardi di euro e interessano circa 700.000 posizioni individuali?

Voglio sperare che si trovi al più presto una soluzione anche per questa categoria di sfortunati contribuenti!

Certo è che 9 miliardi di crediti verso gli iscritti più 9 miliardi di crediti silenti, cubano 18 miliardi, pari al 14% della patrimonializzazione delle Casse di previdenza.

Siamo nella criticità strutturale o in qualcosa di più allarmante?

 

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