Anno: XXVI - Numero 220    
Venerdì 14 Novembre 2025 ore 13:15
Resta aggiornato:

Home » «Separare giudici e pm non è eversione: fatico a capire le ragioni del No»

«Separare giudici e pm non è eversione: fatico a capire le ragioni del No»

Paola Picerno vicepresidente del Parlamento Ue ed esponente Pd: «La riforma? La sinistra ne ha spesso riflettuto con cognizione di causa e senza drammi».

«Separare giudici e pm non è eversione: fatico a capire le ragioni del No»

«La separazione delle carriere non è eversiva e fatico a capire le ragioni e i toni del fronte del No». A parlare non è Giorgia Meloni o Carlo Nordio ma Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente di spicco del Pd. «Schlein si rechi a Kyiv, se vorrà, sarò felice di accompagnarla», dice spiegando poi che «il Paese stenta a riconoscere un’alternativa credibile al governo Meloni».

Vicepresidente Picierno, l’evento di Torino pro-Russia e la vostra contromanifestazione in nome della libertà si sono svolti senza incidenti: replicherete iniziative simili in altre città dove sono previsti eventi come quello di Lorusso e D’Orsi?

Non è un problema di ordine pubblico ma di ordine democratico. Offrire palchi e luoghi pubblici conferisce prestigio e riconoscimento istituzionale ad iniziative organizzate nel contesto di ingerenza e condizionamento dell’opinione pubblica tipiche della guerra ibrida del Cremlino. Infatti, l’iniziativa si è tenuta, ci mancherebbe. Non facciamo come in Russia dove si vieta qualunque tipo di assembramento se non per le parate militari, anche quelle di diciottenni costretti in galera per una canzone suonata alla buona a San Pietroburgo. Siamo in Europa. Ma devono sapere anche che l’Europa non si volta dall’altra parte: riconosce le azioni di propaganda ostile e le contrasta.

C’è chi vi ha accusato di “censura”, lei ha replicato citando il reato di apologia di fascismo: non crede che tutto questo finisca soltanto per dare maggiore visibilità a questi “propagandisti” del Cremlino?

Il rischio c’è. Come esiste il rischio, ben più concreto, che il contrasto alle operazioni del Cremlino attiri le attenzioni di violenti e odiatori seriali. Tant’è che è stato necessario assegnarmi la scorta. Nonostante questo, continuerò, insieme a tanti che hanno a cuore la libertà nel confronto pubblico, a denunciare e a fare pressione affinché sia difesa dall’ingerenza di un regime l’opinione e la sua libera espressione.

Molte delle bufale propugnate dalla Russia e che girano sul web vengono spesso riproposte nei talk show nostrani: pensa che questo possa costituire un problema per il nostro sistema mediatico e per la libertà dei cittadini di essere informati?

Quello che viene proposto nei media non dovrebbe essere lo specchio, spesso deformato, di ciò che accade in rete. È un tema centrale per la qualità delle nostre democrazie. Serve investire, sia in termini di risorse che in termini di prestigio sociale, sulla professionalità, sull’accuratezza e sulla libertà dell’informazione. È stato sollevato anche da Ursula von der Leyen nel suo ultimo discorso all’Unione. Mi aspetto che la Commissione sia conseguente, il Parlamento europeo è pronto.

Lo stesso schema si è riproposto negli scorsi giorni sulla riforma della giustizia, con finte interviste a Falcone e Borsellino spacciate per vere da alcune tv e giornali: anche nel centrosinistra c’è chi come Bettini sostiene la riforma, qual è la sua opinione sulla separazione delle carriere e sulla riforma in generale?

Innanzitutto, pregherei entrambi i fronti di lasciar stare Falcone e Borsellino. Piegare la memoria alla convenienza del dibattito politico è una brutta abitudine. Purtroppo, questo paese ha visto spezzate le vite di donne e uomini che avrebbero potuto continuare ad offrire un grande contributo per lo sviluppo del paese. Presumerne, nell’attualità, le loro opinioni è uno sfregio alla memoria, da qualunque parte provenga. La separazione delle carriere non è eversiva, la sinistra ne ha spesso riflettuto con cognizione di causa e senza drammi, faccio onestamente fatica a capire ragioni e toni del No. Ma, primo, non può essere spacciata per una riforma della giustizia, che ha innanzitutto bisogno di efficienza e tempi certi, nel civile come nel penale; secondo, sta avvenendo in un clima da resa dei conti contro un potere della Repubblica. E da questo non nasce mai nulla di buono.

A proposito di centrosinistra, a Schlein si contesta da più parti di non essersi mai recata in Ucraina: pensa che la segretaria dovrebbe farlo, per di più in un momento piuttosto complicato per Kyiv?

Credo proprio di sì. Sono stata in quella città e in quel paese più volte, toccare con mano la realtà induce sempre a riflessioni più attente e ad azioni più sentite. Conoscere il coraggio di quel popolo e della sua resistenza per la libertà non può che spingere a riconoscersi. Non è un tour ed è molto di più di una visita istituzionale e se vorrà, sarò felice di accompagnarla.

Crede anche lei, come Gentiloni, che l’alternativa per il centrosinistra al governo Meloni sia ancora ben lungi da essere trovata, e che Conte non possa essere il candidato premier del campo largo?

Non servono particolari capacità divinatorie. È falso che il paese sia ancora in luna di miele con la destra di Meloni, è più pronto di noi al cambiamento. Dalle imprese, al lavoro, alle professioni, al Mezzogiorno, ai giovani si può constatare una insoddisfazione diffusa e crescente per questa prima prova di governo, a cui non è scontato sia concessa un’altra opportunità. Ma stenta a riconoscere un’alternativa credibile. Dobbiamo sapere che il bisogno di stabilità finanziaria e chiarezza in politica estera è concreto, specie in una fase di grandi incertezze internazionali, e che le diseguaglianze e i divari vanno colmati con le opportunità di crescita e le riforme. Al momento è difficile notare l’una e l’altra cosa.

Schlein in questi anni da segretaria ha puntato molto sull’identità del Pd e della sinistra: pensa sia possibile da ora in avanti allargare al centro e farà convivere le due “anime” del centrosinistra, quella radicale e quella riformista?

Sono termini del dibattito che mi hanno convinta sempre poco. Categorie politiciste che hanno ormai poca aderenza con la realtà e i bisogni. Siamo di fronte a sfide altissime, dalla difesa delle democrazie alle grandi trasformazioni tecnologiche, che non riescono ad essere interpretate e affrontate attraverso tardivi recuperi identitari. È la risposta che sta offrendo al mondo la destra con tutto il carico di improduttiva polarizzazione a cui stiamo assistendo, mentre in silenzio favorisce che il potere politico, economico e tecnologico si concentri nelle poche mani che tessono il destino della democrazia e del mercato. Non possiamo rispondere con la stessa moneta, perché mentre ricicliamo scioperi generali e patrimoniali, nel nostro paese fare nuova impresa, sviluppare processi e prodotti, innovare attraverso la conoscenza e la formazione è diventato molto più faticoso.

Giacomo Puletti su Il Dubbio

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.