Anno: XXVI - Numero 219    
Giovedì 13 Novembre 2025 ore 13:00
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Un fascista che non c'era

Inventò un’aggressione fascista a Sestri Ponente.

Un fascista che non c'era

C’è qualcosa di più pericoloso di un’aggressione fascista inventata: la sua eco. Perché il boato di una menzogna, quando si spegne, lascia dietro di sé solo diffidenza. Fabiano Mura, ex segretario genovese della Fillea Cgil, ha ammesso di aver inscenato l’aggressione che aveva denunciato a Sestri Ponente il 15 aprile. Una storia di violenza politica che aveva indignato la città, unito sindacati e partiti, riempito piazze di solidarietà. Tutto falso.

Ora Mura farà quattro mesi di lavori socialmente utili, dopo aver ottenuto la messa alla prova. L’accusa di simulazione di reato sarà estinta se il percorso andrà a buon fine. Giuridicamente, un finale soft. Moralmente, no. Perché a uscire ammaccata non è la sua posizione personale, ma la credibilità di chi ogni giorno combatte odio e intimidazioni vere.

Inventare un’aggressione significa giocare con il fuoco della sfiducia. Significa offrire un alibi perfetto a chi nega le violenze di estrema destra, a chi grida “è tutta propaganda”, a chi trasforma ogni denuncia in sospetto. Significa fare un danno concreto a chi davvero rischia per le proprie idee, a chi finisce in ospedale per un volantino o una bandiera sbagliata.

La bugia di Mura non è solo un inciampo individuale. È un tradimento collettivo. Perché la solidarietà che si è mossa intorno a lui era autentica: persone in piazza, sigle sindacali che ci hanno messo la faccia, cittadini indignati. Tutti traditi. E il prezzo lo pagano loro, insieme a chi la prossima volta troverà le porte chiuse e gli sguardi scettici.

Inventò un’aggressione fascista a Sestri Ponente.

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