Anno: XXVI - Numero 194    
Giovedì 9 Ottobre 2025 ore 13:30
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Domandarsi oggi che senso avevano le piazze Pro-Pal in Italia.

A partire da Landini, c’è tutta una galassia che in realtà punta in Italia a radicalizzare la situazione.

Domandarsi oggi che senso avevano le piazze Pro-Pal in Italia.

Va colto un aspetto paradossale della situazione. Dopo due anni di una guerra terribile, a Gaza è stata aperta una trattativa per la pace, certamente assai difficile che però ha avuto un salto di qualità di straordinaria importanza: Hamas restituisce gli ultimi ostaggi vivi e a sua volta Israele libera 1990 palestinesi. Ma il trattato di pace è ancora tutto da scrivere e presenta questioni di difficile soluzione anche se un punto fermo è stato segnato con un fortissimo valore simbolico. Tutto ciò era già in corso da alcuni giorni nelle trattative a Sharm el-Sheikh.

Ebbene, in un contesto di questo tipo, che senso avevano le manifestazioni fatte in Italia nelle giornate di ieri e dell’altro ieri a Torino, Napoli, Livorno, Bologna e Roma con espressioni verbali assai violente (“il 7 ottobre è il giorno della resistenza palestinese”, “Palestina dal fiume al mare”), accompagnate in molti casi anche da attacchi fisici da parte dei pro-Pal alle forze dell’ordine che hanno avuto circa 150 feriti? Per di più la violenza verbale ha avuto risvolti anche per quello che riguarda il governo italiano, del quale noi non siamo sostenitori, con espressioni di una durezza inusitata: “Giorgia Meloni ha le mani sporche di sangue”.

Da tutto ciò c’è da trarre una conclusione assai preoccupante: a partire da Maurizio Landini (che, visti i risultati assai scarsi sul terreno sindacale in Italia, da Stellantis ai bassi salari, sta cavalcando la tigre costituita da Gaza) fino ai gruppi delle associazioni palestinesi e ai centri sociali, c’è tutta una galassia che punta in Italia a radicalizzare la situazione avendo come obiettivo quella che è stata chiamata non a caso proprio dal segretario della Cgil la rivolta sociale.

Situazioni che possono degenerare e produrre altra violenza in un Paese che ha alle sue spalle le storie drammatiche già vissute negli anni Settanta e Ottanta. Comunque è augurabile che la nuova fase apertasi a Gaza comporti la fine di questo tipo di conflittualità che non avrebbe più alcuna ragione di proseguire.

di  Fabrizio Cicchitto su Huffpost

 

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