Il diritto di manifestare e i diritti delle persone.
È possibile limitare lo sciopero nei servizi essenziali, primo fra tutti quello sanitario, diritto che non può essere precluso a chi ne avesse bisogno con urgenza.
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Lo sciopero si venerdì indetto dalla Cgil, e le manifestazioni pro-Palestina, di questi giorni, in giro per l’Italia pongono problemi di compatibilità con le regole della democrazia e con i diritti delle persone. Nessun dubbio che i cittadini abbiano il diritto, come si legge nelle carte fondamentali dello Stato, dallo Statuto Albertino alla Costituzione della Repubblica, di riunirsi in pubblico per manifestare le loro idee, il che vuol dire anche proporre o protestare. Tuttavia, questo diritto, che è regolamentato quanto alle indicazioni dei tempi e dei modi del suo esercizio, non può incidere sui diritti delle persone se non limitatamente. Ad esempio, è evidente che se scioperano gli addetti ai treni ne risentiranno gli utenti del servizio ferroviario, ma la legge che regolamenta l’esercizio del diritto di sciopero prevede opportunamente un preavviso in modo che sia possibile limitare il disagio dei passeggeri e di coloro che devono spedire merci. Ed è possibile limitare lo sciopero nei servizi essenziali, primo fra tutti quello sanitario, diritto che non può essere precluso a chi ne avesse bisogno con urgenza.
C’è poi qualche considerazione da fare quanto alla finalità dello sciopero, se di carattere rivendicativo di istanze sindacali o politico. Nel primo caso i lavoratori rivendicano migliori condizioni di lavoro e retributive con riferimento ad un’impresa o ad un gruppo di imprese o all’intero comparto dell’economia nel qual caso l’iniziativa investe l’autorità politica e se lo sciopero è generale si è sempre detto che costituisce contestazione del governo e della sua maggioranza, al punto che dopo l’astensione il governo dovrebbe dimettersi. In teoria, perché negli ultimi anni lo sciopero generale è diventato solamente una manifestazione che vorrebbe dimostrare la forza del sindacato perché di consenso non si può sempre parlare, considerato il livello delle adesioni, spesso inferiore notevolmente a quanto proclamato.
Tuttavia, lo sciopero e le manifestazioni di ieri e di oggi sono espressione di un diverso impegno, squisitamente politico, del quale sono consapevoli anche i sindacati che nelle dichiarazioni alla stampa e nei discorsi dei loro leader hanno fatto riferimento all’interesse dei cittadini scioperanti ad una diversa distribuzione delle risorse pubbliche, più alla sanità e alla scuola, meno agli armamenti. Impegno che si ricollega alle crisi internazionali, dalla guerra in Ucraina a quella in Medio Oriente. Questa, soprattutto, in relazione al numero delle vittime civili nella Striscia di Gaza che muove ovviamente i sentimenti degli italiani, sensibili da sempre alla sofferenza delle donne, dei vecchi e dei bambini.
Ma queste di ieri e di oggi sono manifestazioni politiche. Legittime, senza dubbio, come lo erano quelle che muovevano noi studenti liceali a protestare contro l’Unione Sovietica che aveva soffocato nel sangue la rivolta dei giovani ungheresi o che ci spingeva a sollecitare il Governo a rivendicare Trieste italiana, dopo la fine della occupazione militare alleata.
È dunque, evidentemente una protesta che accende i riflettori sulle vicende che interessano la Striscia di Gaza, ma è dubbio che lo strumento usato sia compatibile con il rispetto dei diritti delle persone, di quelle che avessero un diverso orientamento e di quanti, pur condividendo le preoccupazioni per quanto accade sul fronte di Gaza, ritengono che si possa manifestare in modo da sollecitare il Governo e il Parlamento senza bloccare i treni, i trasporti urbani od occupare le tangenziali. Ovviamente, esclusa ogni violenza che gli organizzatori delle manifestazioni rigettano, anche se sovente non fanno nulla per neutralizzare i responsabili. Violenze denunciate non sempre adeguatamente. Ad esempio, nel servizio con il quale Sky news ieri dava notizia del blocco della tangenziale di Milano si è sentito dire che dalla Polizia e dai Carabinieri sia venuta una sorta di provocazione nei confronti dei manifestanti, quasi a giustificare il lancio di bottiglie di vetro contro gli agenti che volevano liberale la strada. Molta è evidente la confusione mentale e la pretestuosità delle manifestazioni, considerato che il Governo italiano non solo ha cercato di favorire ogni possibile pacifica soluzione del conflitto ma ha anche fatto recapitare tonnellate di aiuti alimentari alle popolazioni di Gaza.
Infine, c’è un dato che sottolinea la strumentalità della manifestazione per quanto riguarda in particolare le barche che volevano recare generi di conforto ignorando il blocco navale, il diniego della disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme di far da tramite per la consegna dei beni. In realtà i pochi beni nelle unità della Flottillia non erano il vero scopo, ma quello di violare il blocco navale dinanzi alle coste di Gaza. Anche questo è legittimo ma è altra cosa, è una manifestazione contro Israele, certamente possibile, ma che ha poco a che fare con gli aiuti alimentari che se fossero il vero scopo della missione avrebbero dovuto consigliare di accettare l’offerta del Cardinale Pizzaballa. Ma questo, evidentemente, era solo il motivo di copertura.
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