Anno: XXVI - Numero 184    
Giovedì 25 Settembre 2025 ore 13:40
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77, 21, 1 sulla ruota di Conte.

Con le parlamentarie delle origini (sembra una vita fa eh?) bastavano una manciata di click per essere candidati via piattaforma online. Era la democrazia dal basso, bellezza.

77, 21, 1 sulla ruota di Conte.

Ora, nell’era della monarchia contiana, i carneadi che si affacciano alle porte del Movimento non riescono a raccogliere nemmeno quelli

Troppo facile dire che i Cinque Stelle da “uno vale uno” sono passati a “ne è rimasto solo uno”. E cioè Giuseppe Conte, candidato unico alla carica di presidente, ovvero alla sua successione. Ma sarebbe sbagliato trarne la conclusione che il Movimento da ambizioso tentativo di democrazia diretta si sia trasformato in una monarchia. Non è così, perché per quanto rimasto solo, Giuseppe Conte sarò sottoposto comunque al voto degli iscritti. Voteranno senza possibilità di confondersi, fedeli alla linea: uno vale uno. O no?

Ma andiamo con calma e vediamo come si è realizzata la metamorfosi che ha visto un non-partito travolto dai consensi al punto da candidare illustri sconosciuti, gratificati da pochi clic alle parlamentarie e perciò stesso eletti con ogni onore e gloria in Parlamento, in un partito talmente monolitico da non avere candidati alla leadership, se non il leader in carica.

I casi di Adriano Zaccagnini – che confidò di non sapere neppure di essere stato candidato, opera di un gruppo di amici, mentre lui era in montagna – o l’impresa epica di Ivana Simeoni e Cristian Iannuzzi, madre e figlio di Latina, lei eletta al Senato, lui alla Camera – resteranno avvolti nel mistero della democrazia dal basso, mediata dalla piattaforma Rousseau. La nouvelle vague del partito di Conte prevede regole ferree: due fasi elettorali, la prima con la presentazione delle candidature, aperte solo a chi non sia stato iscritto nei dieci anni precedenti ad altri partiti, sia maggiorenne, accetti il codice etico, abbia la fedina penale pulita, non abbia svolto cariche elettorali o di tesoriere… Definiti così i candidati, la seconda fase prevede che i pretendenti debbano raccogliere 500 sottoscrizioni tra gli iscritti.

Impresa improba, se è vero che dei 21 ammessi alla seconda fase (erano 77 ai blocchi di partenza), il solo Giuseppe Conte ce l’ha fatta. “Hanno raggiunto le 500 sottoscrizioni necessarie per passare alla fase di votazione finale, come previsto dal Regolamento per le elezioni del Presidente del MoVimento 5 Stelle i sottoelencati candidati: 1. Giuseppe Conte. Ringraziamo tutti coloro che hanno proposto la loro candidatura”, recita stentoreo il sito web del Movimento.

A scorrere l’elenco dei candidati, solo una si è avvicinata. Trattasi di Laura Giardina, trentaduenne docente di scienze della navigazione negli istituti tecnici, che ambiva a portare in politica la sua assoluta inesperienza. Diceva di sé nel curriculum: “Nessuna esperienza politica ma seguo molto i dibattiti politici. Sono stata selezionata come supplente alle parlamentarie del 2022 ma ho rifiutato l’incarico per problemi logistici”.

Tra gli altri 19, nessuno ha superato neppure 100 consensi. Non ce l’ha fatta, e di molto, anche Giacomo Palumbo, ingegnere e cantautore, nome d’arte Jack Cardigan, premiato da sole 46 sottoscrizioni. Lui non se ne fa un cruccio: “Con 46 famiglie il prete fa messa, anche con meno. In una comunità scolastica con questi numeri si formano due classi, di norma”. Scherza, Jack Cardigan, ma fino a un certo punto. “Chi mi sostiene ha preferito darmi fiducia anziché riporla su Conte . Non perché lui sia senza competenze, ma perché ci si è stancati dell’indirizzo politico, non siamo la succursale di altre forze politiche che appartengono al passato. E Conte non immagina quanti non iscritti, mi hanno dato conforto fuori la piattaforma, in questi giorni. Il nostro è di sicuro un messaggio di cambiamento di linea”.

Chissà se il presidente-aspirante-presidente ne terrà conto. Nonostante sia rimasto il solo in lizza, Conte si sottoporrà al voto della base, composta da 88.933 iscritti. È il caso di azzardare una previsione: vincerà lui.

Di Alfonso Raimo su HuffPost

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