Leoncavallo, tra bando e propaganda Milano mette un immobile sul piatto
Nel frattempo i cittadini restano a guardare mentre decenni di degrado e immobilismo vengono trasformati in polvere da campagna elettorale.
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Dopo lo sgombero del Leoncavallo da via Watteau (dove si trovava da oltre 30 anni), il Comune di Milano ha approvato le linee guida per un bando pubblico che assegnerà un immobile comunale in via San Dionigi (Porto di Mare).
L’area era già stata oggetto di interesse da parte dell’associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo, ma lo sgombero e le pendenze legali hanno complicato la situazione.
Il bando prevede la cessione del diritto di superficie dell’immobile fino a 90 anni.
Possono partecipare associazioni e organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, enti del terzo settore, società sportive, imprese con progetti di utilità sociale.
Dovranno presentazione di un progetto a finalità pubblica, piano economico-finanziario,
lavori di riqualificazione e bonifiche (stimati in circa 300mila € solo per amianto e rete fognaria).
L’associazione originaria difficilmente potrà partecipare al bando a causa delle pendenze da 3 milioni di euro con il Viminale (legate al contenzioso Cabassi).
Possibile candidata: la Fondazione Leoncavallo (creata nel 2004), anche se la sostenibilità economica resta un’incognita.
Lega e Fratelli d’Italia annunciano esposti in Procura e Corte dei Conti, definendo il bando un “favore politico” e “un’indecenza inaccettabile”.
Tra i più critici: Silvia Sardone (Lega), Samuele Piscina (Lega Milano) e Riccardo De Corato (FdI).
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