La Dc non è mai finita
Trasformismo, élite immutate e un’Europa irrilevante: dal carteggio Cossiga-Andreotti agli allarmi di Prodi, il presente è la fotocopia del passato.
La Dc non se n’è mai andata. Sono cambiati i simboli, non le élite. E il metodo resta quello di sempre: il trasformismo, la capacità di sopravvivere a ogni crollo. Lo mostrano i carteggi desecretati tra Cossiga e Andreotti, negli anni in cui il sistema franava nel Paese reale ma continuava a recitare sul palcoscenico.
I rimpianti? Più che politici, generazionali: eravamo tutti più giovani, e la nostalgia non è né di destra né di sinistra.
Intanto Romano Prodi, altro barone eterno, denuncia l’involuzione democratica americana e i rischi per l’Italia. Ma dovrebbe guardare all’Europa: un progetto da lui stesso plasmato, oggi ridotto a caricatura, con una governance che fa ridere e piangere. Basta leggere “Ursula” accanto a “ucraina” per rendersene conto.
Il punto è che non è cominciato adesso. È la solita storia: il passato che non passa, il presente che non cambia.
Altre Notizie della sezione
“Sull’AI rischiamo di restare indietro ancora una volta”
09 Dicembre 2025Il discorso di Christine Lagarde al forum Ocse di Bratislava.
Edilizia, via libera alla riforma: ok del Cdm al nuovo codice
06 Dicembre 2025Cosa prevedono i cinque articoli presenti nella bozza del testo.
Garlasco, depositata la perizia.
04 Dicembre 2025Gli elementi a carico di Sempio secondo la Procura il dna sulle unghie compatibile con quello di Sempio.
