Anno: XXVI - Numero 147    
Lunedì 28 Luglio 2025 ore 14:00
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“Un CEO che non si trasforma, non può trasformare la sua azienda.” – Giovanni Giamminola

Intervista sulla nuova cultura di leadership tra agenti AI, mindset e rivoluzioni invisibili

“Un CEO che non si trasforma, non può trasformare la sua azienda.” – Giovanni Giamminola

È facile delegare. Più difficile è abdicare. Eppure è proprio lì, nel cedere il controllo alla macchina, che si sta giocando il futuro della leadership. Giovanni Giamminola lo ripete come un mantra, non nei talk motivazionali ma nei consigli di amministrazione. Dopo oltre vent’anni da CEO in Europa e Nord America, oggi la sua voce è tra le più lucide nel raccontare il vero cambio di paradigma: l’intelligenza artificiale non è una tecnologia da imparare. È un potere da integrare.

Chi lo immagina come l’ennesimo teorico dell’innovazione non ha letto il suo nuovo libro “Il manager potenziato”, frutto di una visione sistemica, neurocognitiva e manageriale. Perché per introdurre l’AI nelle imprese, serve prima riscrivere l’umano.

 

“Ho visto aziende spendere milioni in licenze AI senza mai cambiare di un millimetro il modo in cui prendono decisioni.”
Giamminola non alza la voce, ma ogni parola pesa. Per lui, il vero problema non è la tecnologia. È l’identità del manager. L’abitudine al controllo. La paura di abdicare all’efficienza.

“La vera trasformazione non è installare ChatGPT o Copilot,” spiega, “ma smettere di pensare come abbiamo sempre pensato. L’AI ti potenzia solo se smetti di volerti sentire superiore.”

È una lezione amara per tanti board director: l’AI funziona, ma solo se chi comanda accetta di smettere di comandare come prima.

libro giamminola“Il mio libro nasce da un’urgenza: aiutare i CEO a non diventare i nuovi dinosauri.”
L’immagine non è scelta a caso. Giovanni Giamminola si ispira a Charles Darwin, e nella sua visione l’AI non è un software, ma una nuova specie cognitiva. Un “System Zero”, come lo definisce citando la neuroscienza contemporanea, che convive accanto al nostro cervello lento e a quello istintivo, trasformando le nostre decisioni.

“La vera sfida è culturale. Chi guida le aziende deve imparare a pensare con un cervello che non è più solo il proprio.”
È come passare dalla vela al motore. Se non cambi la mentalità, il motore non serve a nulla.

 

Una delle fratture più dolorose? Il senso di supremazia.
“Molti CEO si oppongono inconsciamente all’AI,” racconta Giamminola. “Non perché non ne capiscano le potenzialità, ma perché perdere la centralità decisionale mina il loro status. La macchina non dorme, non sbaglia per ego, non ha paura di essere giudicata. Questo spaventa più della sostituzione.”

Il dato che porta è tagliente: in medicina, l’AI supera le performance dei medici stessi. E lo fa perché ha meno bias. Ma la mente umana fatica ad accettarlo. Come quando Kasparov perse contro Deep Blue. “Fu uno spartiacque silenzioso. Ecco, ora stiamo vivendo la stessa scena, ma in azienda.”

 

Per questo, Giamminola parla di “agenti”. Non assistenti, né strumenti.
Gli agenti AI sono entità cognitive operative. Possono eseguire, scegliere, confrontare. Presto faranno anche acquisti al nostro posto. “Il potere non è più sapere. È saper configurare,” dice. E mentre tutti parlano di coding, lui parla di drag-and-drop mentale.

“Ci sono manager che ancora credono che basti ‘avere l’AI in azienda’. Non capiscono che è come installare un pianoforte in ufficio e pensare che, da solo, suoni Mozart.”
L’AI funziona solo se cambia lo spartito, e il direttore d’orchestra sei tu.

 

La frase che spiazza molti suoi lettori? “Il tema non è se  l’AI mi ruba il lavoro. Ma accorgersi che il lavoro è cambiato e che bisogna formarsi ora per  aprirsi alle nuove opportunità.”
Ma il punto non è competere con la macchina. È coabitare con essa.
La parola chiave? Umiltà cognitiva. Chi guida, deve smettere di avere tutte le risposte. Deve imparare a fare domande nuove.

“Lo so. È fastidioso sentirlo. Ma è proprio qui che si gioca tutto.”
Perché chi rifiuta di trasformarsi, trasforma la propria azienda in un museo di sé stesso.

 

Giamminola non cerca follower, cerca lucidità.
Nel libro non troverete frasi motivazionali, ma mappe mentali per attraversare il cambiamento. Nessuna fede cieca nella tecnologia. Solo una constatazione: il futuro non aspetta i titoli in bacheca. Aspetta chi è disposto a disimparare.

Ecco perché “Il manager potenziato” non è un libro sull’AI. È un libro su come stare al mondo quando il mondo non gira più come prima.

Scopri il libro di Giovanni Giamminola: Il Manager Potenziato – www.giamminola.ai

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