Silvia Salis, l'osservata speciale
Neoeletta sindaco di Genova, ma con grandi ambizioni.
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Dietro al suo attivismo c’è (anche) Matteo Renzi. Il Pd la tiene d’occhio. Potrebbe unire lei i civici e i riformisti sotto la famosa tenda. O forse, addirittura di più: “Solo una donna può sfidare Giorgia Meloni”, avrebbe detto Salis ai suoi. Il riferimento non sarebbe però a Schlein
Silvia Salis fa cose. La sindaca di Genova, eletta appena due mesi fa, è stimata da Matteo Renzi, è osservata speciale del Partito democratico, è ben digerita dai 5 Stelle che la sostengono in città. Silvia Salis, poi, concede interviste, smentisce di vedersi oltre la Liguria ma c’è chi la immagina a Roma. Salis dialoga con tutti. Dice a Beppe Sala e Matteo Ricci, entrambi indagati, di andare avanti. È ambiziosa. E, anche se sono passati sessanta giorni dalla sua elezione, guarda già al 2027. Potrebbe unire lei i civici e i riformisti sotto la famosa tenda, l’invenzione bettiniana per far confluire a destra del Pd una gamba centrista a sostegno di Elly Schlein. O forse, addirittura di più. “Solo una donna può sfidare Giorgia Meloni”, avrebbe detto Salis ai suoi. Il riferimento non sarebbe però alla segretaria del Pd, ma a se stessa.
Mancano due anni alle prossime elezioni. Il Pd è “testardamente unitario”, secondo il mantra di Schlein. Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte fa le bizze, ma alla fine dovrà allearsi con i dem, così come Alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. I numeri, oggi, non bastano a scalzare Meloni. Per farla “almeno non rivincere”, ragionano al Nazareno, serve allargare il perimetro. Guardare ai centristi, ai moderati. Matteo Renzi scalpita, conduce l’opposizione più dura alla premier da un anno a questa parte. Serve di più, tocca riunire chi vede praterie al centro. Sicuramente Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ci sono i cattolici come l’eurodeputato Marco Tarquinio e la governatrice dell’Umbria Stefania Proietti. Viene salutato positivamente l’attivismo di Alessandro Onorato, l’assessore di Roberto Gualtieri a Roma, che giusto ieri ha riunito nelle Marche centinaia di sindaci e amministratori, Matteo Ricci incluso. Una rete che guarda anche a Napoli, dove Gaetano Manfredi continua a voler fare il sindaco e il presidente dell’Anci, anche se dice che “le tende e le gambe moderate servono per aiutare questo percorso, perché in qualsiasi alleanza di centrosinistra, progressista, uno spazio importante per i moderati e i riformisti ci vuole”.
Va individuata la figura giusta, per superare l’atavica litigiosità dei centristi e per far convergere riformisti e moderati dentro il progetto della tenda teorizzato da Goffredo Bettini. La tela viene tessuta a più mani. Dietro l’attivismo di Silvia Salis c’è (anche) Matteo Renzi. Dalle parti di Italia Viva spiegano che l’ex premier guarda con favore a ogni tentativo di far sorgere un’area riformista e si rapporta con tutti, non solo con Salis. Certo, l’ex premier conosce la neosindaca da anni, l’ha lanciata dalla Leopolda in tempi non sospetti, la stima molto. L’ex martellista Salis, alla guida della città metropolitana di Genova da due mesi grazie al supporto trasversale di tutto il campo largo, si guarda attorno. E medita.
In un’ambiziosa intervista al Corsera, Salis ha espresso una decisa posizione a sostegno di Beppe Sala, indagato nell’inchiesta su l’urbanistica milanese, e al fianco di Matteo Ricci, indagato nella cosiddetta Affidopoli a Pesaro: “Vadano avanti, le inchieste sui sindaci spesso finiscono nel nulla”. Poi ha ragionato su un suo ruolo politico a livello nazionale. Perché se “ora mi impegno per la mia città”, l’ex vice di Giovanni Malagò al Coni ha apprezzato i corteggiamenti diffusi anche da un big come Dario Franceschini, che l’ha indicata una delle tre figure a cui guardare per una futura guida del Paese.
Alle avances, Salis risponde che, guardando al successo genovese, “la mia figura può essere l’esempio di un progetto politico capace di sconfiggere il centrodestra”. Poi, un po’ di prudenza: “Io premier? Non andiamo oltre con la fantasia”. Lo stesso ha dichiarato a Repubblica: “Chi vuole il mio bene mi deve lasciare lavorare nella mia città. Detto questo, è vero che c’è un grosso tema di leadership a sinistra”. Un nodo da risolvere alla svelta, magari grazie al suo protagonismo.
Per ora, come spiegano da più partiti che la sostengono, ogni discorso è prematuro. Una possibile scalata fulminea di Salis fino a Chigi viene derubricata come “una boutade” a sinistra. La volontà di unire tutte le forze contro la destra è però evidente. Gli interpreti possono cambiare, ma sicuramente il Pd sta tenendo sott’occhio Salis. Che a Genova fa cose di sinistra, come approvare un tetto minimo salariale per le imprese che avranno appalti con il Comune, e che guarda oltre gli steccati della coalizione. Se Franceschini smentisce regie alle spalle di Schlein, dall’altra parte della cornetta Renzi non nasconde di star sgobbando per invertire la sceneggiatura. Uno sforzo per produrre un film made in Genova. Dove Salis sogna un ruolo da leader: “Solo una donna può battere la Meloni”, l’hanno sentita dire più volte. La donna potrebbe essere lei. di
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