La Camera apre le porte all’IA
Quattro lezioni per “governare la rivoluzione”. Si parte con Giorgio Parisi.
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Il Palazzo di Montecitorio si trasforma in cattedra del domani. La Camera dei Deputati lancia un’iniziativa senza precedenti: quattro lezioni magistrali sull’intelligenza artificiale aperte al pubblico, ospitate nel suggestivo Chiostro del Complesso di Vicolo Valdina.
Un ciclo intitolato “La téchne e la pòlis: quattro lezioni sull’attualità e sul futuro” che punta a costruire una consapevolezza collettiva su quella che la vicepresidente Anna Ascani definisce “la rivoluzione in corso”.
L’obiettivo dichiarato è ambizioso: “Indagare gli effetti della rivoluzione in corso e stimolare un dibattito approfondito anche con le cittadine e i cittadini che si trovano già e si troveranno sempre più a confrontarsi con questa innovazione“. Non si tratta di un semplice ciclo di conferenze, ma di un vero laboratorio democratico per “costruire a tutti i livelli un pensiero che ci renda capaci di governarla mettendo al centro le persone”.
Stelle mondiali per decifrare l’algoritmo
Il parterre di relatori è di livello internazionale. Ad aprire le danze, il 10 giugno alle 19:00, è stato il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi con “L’intelligenza artificiale tra speranze e criticità“. I posti erano già esauriti, ma l’evento è stato trasmesso in diretta streaming per raggiungere il pubblico più ampio possibile.
Il 25 giugno sarà la volta di Éric Sadin, filosofo francese specialista in tecnologie digitali e IA, che affronterà il tema “IA generativa: un terremoto sociale, culturale e di civilizzazione alla sfida della legge”. Un titolo che già anticipa la portata rivoluzionaria del fenomeno.
Il 9 luglio toccherà a Luciano Floridi, filosofo dell’Università di Yale e tra i massimi esperti mondiali di etica digitale, con una riflessione su “Presente e futuro dell’IA“. Chiuderà il ciclo, il 16 luglio, Maria Chiara Carrozza dell’Università di Milano-Bicocca con “Umanità in equilibrio fra robot, intelligenza artificiale e natura “.
Pur non menzionando esplicitamente le scuole, l’iniziativa parlamentare pone le basi per una riflessione che coinvolge direttamente il mondo dell’istruzione. L’imperativo di “costruire un pensiero a tutti i livelli” lanciato dalla vicepresidente Ascani implica necessariamente che la comprensione dell’IA debba iniziare dalle fondamenta educative.
Le scuole italiane si trovano infatti in prima linea in questa rivoluzione silenziosa: dall’esame di maturità 2024, per la prima volta nella storia, gli studenti si confrontano con temi che coinvolgono direttamente l’intelligenza artificiale. I docenti sono chiamati a fornire “strumenti cognitivi e critici” per interagire con questa tecnologia in modo consapevole e responsabile.
La consapevolezza che la Camera cerca di diffondere attraverso questi incontri diventa così un pilastro fondamentale per il futuro degli studenti italiani e per la capacità del Paese di governare l’innovazione in modo etico e produttivo. Non è un caso che l’iniziativa punti a raggiungere “cittadine e cittadini” di ogni età: la sfida dell’IA richiede una mobilitazione culturale che attraversi generazioni e competenze.
Democrazia digitale in costruzione
La scelta del Chiostro di Vicolo Valdina, con la sua atmosfera raccolta e solenne, non è casuale. Rappresenta il tentativo di creare uno spazio di riflessione collettiva su una tecnologia che rischia di trasformare la società prima ancora che questa riesca a comprenderla pienamente.
L’iniziativa della Camera si inserisce in un momento storico importante: mentre il governo Meloni studia nuove regolamentazioni e il ministro Valditara annuncia divieti sui cellulari nelle scuole, il Parlamento sceglie la strada della formazione e del confronto. Un approccio che punta sulla costruzione di competenze piuttosto che su divieti, sulla comprensione piuttosto che sulla paura.
La diretta streaming di tutti gli eventi garantisce la massima diffusione, trasformando ogni lezione in un’occasione di alfabetizzazione digitale di massa. Perché, come sottolinea Ascani, la vera sfida non è fermare l’intelligenza artificiale, ma imparare a governarla “per il bene dell’umanità, per il suo sviluppo nella giustizia e nel rispetto dei diritti”.
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