Non entro in dispute teologiche che non mi competono.
Ma Il drappello di porporati a cui non basta aprire la Chiesa ma che vorrebbero spalancarla sbaglia.
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Il punto è che i principi e le regole di una religione non hanno la stessa natura di quelli di uno Stato laico.
In uno Stato laico, una maggioranza può sempre cambiare le scelte delle maggioranze precedenti per adeguarle ai voleri dell’elettorato: è la dinamica democratica.
Una religione fonda gran parte delle sue regole sui dettati divini (o meglio, sulla lettura che i chierici di quella religione ne danno): cambiarle non è altrettanto semplice, né coerente.
Una Chiesa cattolica che, per non perdere fedeli, dopo avere per secoli predicato certe regole, oggi dichiarasse l’opposto potrebbe forse fare contenta parte della popolazione, ma perderebbe ogni credibilità: sembrerebbe che i suoi dettami non fossero fondati sulla parola di Dio, ma fossero ritagliati su misura in base alla volontà popolare.
Se per due millenni la Chiesa ha detto che l’aborto è un omicidio e chi lo pratica un “sicario”, come potrebbe essere credibile se dal giorno alla notte affermasse l’opposto?
Se per due millenni la Chiesa ha detto che i rapporti sessuali sono leciti solo all’interno del matrimonio e solo se sono finalizzati alla procreazione, come può aprirsi ora ai contraccettivi, solo perché di fatto nessuno più rispetta la castità prematrimoniale (supponendo che qualche società mai l’abbia rispettata sul serio)?
Ancora, se ha detto per due millenni che il matrimonio è valido solo tra uomo e donna, come può ora aprirsi ai matrimoni same-sex?
Significherebbe dire a tutti quelli che hanno vissuto e si sono adeguati ai dettami della Chiesa nei millenni passati “abbiamo sbagliato, scusate”. Che figura ci farebbe la Chiesa?
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