Anno: XXV - Numero 76    
Venerdì 3 Maggio 2024 ore 13:15
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È il momento per contestare la rappresentanza in tutte le istituzioni forensi

Nel dissenso e malcontento diffuso, a distanza di un anno dalla Sentenza della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite in tema di doppio mandato

È il momento per contestare la rappresentanza in tutte le istituzioni forensi

Nel caos delle riforme accettate con supina riverenza dalle rappresentanze forensi in cambio del silenzio/ omissione dei poteri di vigilanza del ministro, non c’è più chi non vede la sfacciata esternazione del patto “tra istituzioni forensi e politiche”. Il silenzio sulle riforme, da parte delle istituzioni forensi è stato il prezzo per garantire agli illegali, plurititolati, l’immunità prolungata nelle posizioni acquisite e “scheloritazzate”.

La professionalizzazione della categoria, ottenuta con la corresponsione dei gettoni, continua ad avere il suo corso…l’avvocatura “distratta” dagli strafalcioni televisivi e social continua ad agitarsi …ma tutto continuerà fino a quando il patto scellerato tra ministro e massima rappresentanza forense non sarà sciolto e salvo altre  “manovre dilatorie”. Nel mentre si dichiara espressamente che “Il Cnf ha un problema…(cit.)” il danno alla classe forense continua … in termini di  funzioni attribuite, di indipendenza, di vero decoro professionale e dell’immagine. Il commissariamento del Cnf resta l’unica via percorribile ed invocabile in un clima di “sfiducia” nelle istituzioni politiche e forensi. Il vero problema è la rappresentanza… in tutte le istituzioni forensi. Abbiamo consentito alle consorterie presenti all’interno dell’avvocatura il diritto a prevaricare le istituzioni e la società.  Ed è su questa forma di abuso che si sono costruiti i cosiddetti sistemi di potere locali.  Sistemi a loro volta amorali e ramificati in mille reticoli collaterali sino alle massime rappresentanze. L’oligarchia del partitismo amorale governa allo stesso modo delle vecchie e più feroci monarchie.  Vincoli morali artificiali, legami d’affari, uso privatistico e sciagurato delle risorse  sono le caratteristiche di questo apparato  di potere.  Il partitismo amorale dell’avvocatura  è funzionale a quell’aristocrazia degli interessi su cui si fonda un sistema che nulla ha a che vedere con la tutela dei diritti , sulla rappresentanza democratica fondata su un consenso liberamente acquisito e sul ricambio generazionale nei ruoli ricoperti. Occorre acquisire coscienza che è momento per dare voce e concretezza ad un Movimento Riformista dell’Avvocatura che assuma come punto di partenza la cacciata degli illegali dalle istituzioni forensi.

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