Servono misure alternative al carcere
Greco (Cnf) per il recupero sociale, no a violazioni dignità umana.
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“Il tema delle carceri non riceve un’attenzione adeguata perché prevale nella collettività la convinzione diffusa che chi ha violato la legge debba scontare la pena nel modo più duro e nelle condizioni meno dignitose possibili. Ma questo non è degno di un paese civile. Un ordinamento giuridico che si ispira allo stato di diritto deve prevedere un sistema di sanzioni e di espiazione della pena, senza mai violare la dignità umana”.
Lo ha detto il presidente del Consiglio nazionale forense Francesco Greco aprendo i lavori questa mattina dell’iniziativa del quotidiano Il Dubbio “Portare il carcere nella Costituzione” in corso al Tempio di Adriano a Roma.
“Siamo fermamente convinti,” ha aggiunto il presidente degli Avvocati, “che chi ha commesso un reato debba scontare la pena fino all’ultimo giorno previsto dalla legge, ma sempre in condizioni di vita dignitose. In carcere deve anche iniziare un percorso di rieducazione per il reinserimento sociale, secondo il principio costituzionale previsto dall’articolo 27. Inoltre, è necessario riflettere su come la pena debba essere scontata. Non necessariamente in cella, ma anche attraverso misure alternative. Il fine ultimo è quello del recupero.
È doveroso ricordare – ha concluso il presidente del Cnf – che non tutti i reclusi sono in carcere perché condannati con sentenza definitiva. Non si deve abusare della carcerazione preventiva. Non possiamo consentire che il detenuto perda la concezione del tempo, il senso della collettività e il senso di vivere in uno Stato di diritto”.
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