Si fa cassa sulle partite Iva
La denuncia del presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin e di quello dei Commerciasti Massimo Miani
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 L’ufficio studi del Consiglio nazionale dei commercialisti fa la conta dei danni alle partite Iva con l’abolizione del regime del 20%, flat tax che sarebbe entrata in vigore nel 2020, e con le modifiche al regime del 15% già in vigore. Le partite Iva individuali sono contributori netti di questa manovra per 208,8 milioni nel 2020, 1.791,3 milioni nel 2021, 1.189,1 milioni nel 2022: questi i dati sulla base dei saldi finanziari misura per misura riportati nell’allegato 3 al disegno di legge di Bilancio. «I rilievi alla manovra finanziaria del governo rappresentati dal Consiglio nazionale dei commercialisti sono certamente da condividere laddove manifestano delusione per la scarsa attenzione riservata ai lavoratori autonomi». Gli fa eco il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, che prosegue: «Gli interventi fiscali per i lavoratori autonomi sono necessari, in particolare per le nuove generazioni alle quali va garantita la possibilità di organizzare strutture professionali moderne in linea con le esigenze di competere nel mercato europeo. Inoltre resta l’esigenza di sollevare dai tanti oneri e costi burocratici gli studi professionali, oltre che ridurre la pressione fiscale. Da ultimo sarebbe opportuno – conclude il presidente del Cnf – introdurre la possibilità per il privato, e non solo per le imprese, di detrarre le spese legali, perlomeno per le materie più socialmente sensibili, come penale, famiglia, lavoro, minori. Siamo fiduciosi che dal percorso parlamentare possano scaturire le necessarie modifiche. Vogliamo considerare chiusa l’era, non remota e che sarebbe un grave errore politico riesumare, di un approccio ideologicamente ostile al lavoro autonomo».
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