Un’economia futuribile si basa solo sul mattone?
Il mattone continua ad essere il risparmio/investimento per eccellenza
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I dati Istat sono inequivocabili (1). È un Paese che guarda al solido e non al fluido. Con le politiche delle ristrutturazioni al 110% il segnale che le istituzioni hanno dato è stato molto esplicito: sul mattone ci guadagni più di quanto spendi, fai guadagnare le aziende e la finanza. Se poi a pagare siamo comunque tutti noi, anche quelli che coi mattoni non c’entrano nulla, lasciamo il debito alle future generazioni, “chi vivrà vedrà”. E i risultati sono, tra gli altri, che non esiste più praticamente un mercato degli affitti residenziali, visto che se non compri non hai dove dormire.
Il denaro quindi non circola se non per fermarsi in un mattone. Il futuro è un mattone. La dinamicità è un mattone.
Siamo sicuri che è quello che ci serve? L’investimento immobiliare viene abitualmente considerato un rifugio per i momenti peggiori e non solo, un rifugio che dovrebbe tenere (e anche rivalutarsi) rispetto ad un presente incerto. È quindi comprensibile che un risparmiatore privato medio opti per questo investimento.
Lascia perplessi, invece, che le istituzioni (spesso – e perché – anch’esse proprietarie immobiliari) si comportino in questo modo e, come nel caso del 110%, premino queste immobilizzazioni.
Perplessità: devono le istituzioni favorire l’immobilizzazione dei risparmi o non piuttosto favorire quella circolazione dalla quale nascono nuove e diffuse possibilità e ricchezze?
È possibile che sia questo il nodo di un’economia vivace e futuribile rispetto a quella che, paurosa e premurosa, usa mattoni per bloccare il presente.
1 – https://www.aduc.it/notizia/si+vendono+piu+case+istat_139423.php
Di Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
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