Superbonus: commercialisti, sbloccare i crediti d'imposta
Audizione dei vertici dei professionisti al Senato sugli incentivi all’edilizia
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Far sì che i crediti d’imposta derivanti dagli interventi ammessi a Superbonus 110% siano “riportati a nuovo, ai fini del loro utilizzo in compensazione, sino al sesto periodo di imposta successivo a quello di competenza”.
È una delle proposte avanzate dal Consiglio nazionale dei commercialisti, in audizione nella Commissione Finanze del Senato, in merito all’Indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti di imposta.
Secondo i professionisti, la cui delegazione era composta dal tesoriere del Consiglio nazionale Salvatore Regalbuto e dal coordinatore dell’area fiscalità della Fondazione nazionale della categoria Pasquale Saggese, “questa soluzione operativa ha il pregio, rispetto all’attuale situazione normativa, di consentire di non modificare le condizioni di sconto applicate dalle banche ai cedenti in sede di acquisto, ma al tempo stesso di incidere positivamente sulla capacità di acquisto dei crediti da parte delle banche, che possono in tal modo ampliare le stime dei propri plafond di acquisto, rispetto a quelle attualmente formulate con un approccio ultra-prudenziale. Con la riparabilità sino al massimo al sesto anno successivo, viene nella sostanza confermato l’orizzonte temporale di “diluizione” da 4 a 10 anni prevista dall’attuale formulazione normativa”.
Inoltre, per “consentire lo sblocco dell’ingente stock di crediti rimasti incagliati nei cassetti fiscali di imprese e privati cittadini”, i commercialisti hanno proposto anche che “almeno per i crediti d’imposta relativi alle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura relative ad interventi eseguiti fino al 31 dicembre 2022, sia previsto un meccanismo transitorio e straordinario che consenta agli operatori finanziari (banche, assicurazioni, etc) di ampliare la capacità di acquisizione di crediti mediante la compensazione con le imposte che la generalità dei loro clienti versano per il loro tramite, per una quota ritenuta ragionevole e sostenibile”. Una idea, ha sottolineato Regalbuto, “peraltro già condivisa dalle principali associazioni delle banche e dei costruttori edili”, proponendo, poi, di eliminare il limite al numero massimo di cessioni che le banche e gli altri operatori qualificati possono effettuare.
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