Se le aspiranti toghe cadono sull'italiano
Già la giustizia in Italia è messa male, ma non possiamo neppure avere troppa fiducia nel futuro, perché sentite questa: nell'ultimo concorso per 310 posti in magistratura, solo il 6% è risultato idoneo.
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Mica è finita qui: sono stati promossi 88 e bocciati ben 1.532 candidati a causa dell’italiano. Proprio così, non perché non sapevano codici e leggi, ma perché non sapevano leggere e scrivere. A parte i promossi, un dubbio ti viene, perché significa che hanno superato tranquillamente il liceo e l’università per arrivare al concorso senza sapere la nostra lingua (figuriamoci un’altra). Come avranno fatto a superare gli esami di giurisprudenza? In teoria avrebbero dovuto essere ancora all’università, se non al liceo, ma si sa che si tende a non bocciare più nessuno.
Sarei curioso, a questo punto, di verificare il livello di italiano anche dei promossi. Chi si ricorda degli anni Novanta, ha memoria di colui che era il modello per coloro che volevano fare i Pubblici Ministeri, diciamo non proprio un fine dicitore e tuttavia un eroe nazionale, mi riferisco ovviamente a Antonio Di Pietro (poi candidatosi e eletto dalla parte politica opposta a quella su cui indagava, un caso). Che c’azzecca? Diceva sempre. Che c’azzecca? Direte voi. Un po’ c’azzecca, visto che nella magistratura sono in mano le vite dei cittadini.
Anche i più giovani possono farsene un’idea, YouTube è piena di video di quel periodo storico. Tra i più famosi, un interrogatorio fiume a Bettino Craxi, un vero leader, il quale a differenza di chi lo interrogava spiccava come uomo di grande eloquio e cultura. Immagino che Di Pietro abbia tranquillamente superato un concorso che all’epoca doveva essere più difficile dell’attuale, visto che si leggono meno libri, ancor meno quotidiani, e la grammatica di ogni commento sui social della maggior parte delle persone, anche note, non supererebbe un esame di quinta elementare. Bettino, giustamente, scappò a Hammamet piuttosto che essere processato nel pianeta delle scimmie (oggi, visto come vanno le cose, ce ne rendiamo più conto).
Resta un problema: di tutti questi giovani laureati aspiranti magistrati bocciati perché ignoranti in italiano cosa ne facciamo? Anche perché se sono ignoranti in italiano figuriamoci sul resto. Un consiglio ce l’avrei: darsi alla politica. Non ci sono esami da superare, e peggio si parla meglio è, sia per farsi capire dagli elettori che per essere eletti, twittare e andare in tv.
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