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Via al tavolo per la Medicina generale su Covid e nuovi compiti

Ecco le proposte

Via al tavolo per la Medicina generale su Covid e nuovi compiti

È diventato famoso sui social perché gli esponenti del ministero vi avrebbero fatto scivolare nelle mani dei sindacalisti i foglietti in cui si chiedeva la collaborazione dei medici di famiglia per lo screening sierologico in studio al personale delle scuole. Ma il tavolo della medicina generale, pur generato dall’emergenza Covid, è più di questo. È stato insediato dal ministro della Salute Roberto Speranza il 23 agosto, perché Federazione degli ordini e sindacati di categoria portassero proposte di revisione di un’attività, la medicina di famiglia, “forzatamente” proiettata verso il futuro da semplificazione dell’invio della ricetta online, avvio della diagnostica in studio, compiti di telemedicina, disponibilità telefonica. Vi si discute di riorganizzare formazione e lavoro alla luce della disponibilità dei fondi europei in sanità. La Fnomceo, con il presidente Filippo Anelli, ha chiesto una riforma del servizio sanitario perché dopo 20 anni la legge Bindi appare superata riguardo all’assistenza territoriale, che «non può più essere in capo a un singolo medico di famiglia o pediatra, ma va erogata da un team multidisciplinare che metta a disposizione le competenze di più professionisti in uno stesso luogo e in modo sinergico». Proposte più dettagliate sono giunte fin qui dalla Fimmg il cui segretario generale Silvestro Scotti punta a discutere sia di pandemia sia di sfide future quali cronicità ed invecchiamento.

Organizzazione del lavoro – Innanzi tutto, per Scotti «bisogna definire i protocolli operativi da attuare in eventuali nuove fasi di emergenza e utili anche in futuro per altre eventuali crisi, incasellandoli in maniera chiara e stabile nell’Accordo collettivo nazionale». Ma sopra ogni cosa, la medicina di famiglia deve mantenersi libera professione convenzionata. «La convenzione è strumento che se usato bene offre risultati anche migliori di altre forme contrattuali. Il territorio ha bisogno della capacità di iniziativa e dell’adattamento del libero professionista ben più delle gerarchie di processi che rispondono ad ordini di servizio». Quanto all’utilità di attingere a Recovery Found o Mes – evocata anche dal ministro Speranza – per Scotti oltre che in chiave anti-mmg figura centrale, vicina al cittadino e pronto ad offrire risposte nelle situazioni più complesse” e per strutturare “microteam multi-professionali che distribuiscano i carichi di lavoro producendo economia di scala sul secondo livello assistenziale e recuperando così risorse”. Tra le valutazioni degli altri sindacati, spicca la segretaria del Sindacato medici italiani Pina Onotri che chiede sia una riapertura della legge 502/92 capace di consentire ai medici convenzionati di accedere alla medicina dei servizi ed alla medicina scolastica e di profilassi, sia più tutele in convenzione, contrattuali, di pari opportunità, di sicurezza sul lavoro.

Formazione – C’è poi il tema della formazione, sulla quale il legislatore ha rimesso le mani più volte negli ultimi due anni sia per attingere a medici del tirocinio nei nuovi convenzionamenti sia per far entrare nel corso chi in precedenza non aveva titoli, così da evitare lo spopolamento dei distretti. Per Fimmg troppo spesso le risposte sono fin qui giunte da sanatorie o riformulazione di titoli per l’accesso ad un’area che invece andrebbe riconosciuta disciplina a se stante, con una sua dignità specifica “e non surrogabile”. Le sorprese dalle camere non sarebbero ancora finite. Al senato la maggioranza con Maria Domenica Castellone (M5S) ha presentato un emendamento al decreto semplificazioni 76/2020 in fase di conversione che apre ad un percorso post-laurea da affiancare ai corsi triennali di formazione specifica di medicina generale erogati dalle Regioni. La scuola di medicina di comunità già attiva a Modena Bologna Bari Napoli e Padova diventerebbe di Medicina generale, di comunità e cure primarie poiché da sempre ne è obiettivo formare “medici specialisti nel settore professionale della medicina di famiglia e di comunità (DM MURST 3 luglio 1996) con compiti clinici e di coordinamento della rete delle cure primarie”. Restando il percorso parallelo con il triennio delle scuole regionali, per lo stato per ora l’investimento sarebbe zero.

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