Siglato un nuovo accordo interconfederale tra Cifa e Confsal
Per una contrattazione collettiva “di qualità” grazie alla bilateralità
Cifa e Confsal hanno firmato, qualche giorno fa, un Accordo interconfederale per la promozione di un nuovo modello di relazioni industriali, il contrasto al dumping contrattuale e salariale e la definizione di un nuovo modello di rappresentatività sindacale. Con l’Accordo si fa strada “la contrattazione collettiva di qualità” che introduce nuovi sistemi di classificazione del personale, l’innalzamento costante delle competenze dei lavoratori con la formazione continua, un rapporto più forte tra scuola, università e impresa, nuove politiche salariali, il potenziamento della contrattazione decentrata, la flessibilità, il benessere organizzativo e, non ultimo, un nuovo modello di misurazione della rappresentatività sindacale.
La contrattazione di qualità non può prescindere da una forte bilateralità – tra l’altro, propria di un modello sindacale partecipativo e non conflittuale – capace di supportare e integrare i contenuti della contrattazione ma, soprattutto, di surrogare istituti e procedure della rappresentanza in settori sindacalmente deboli. Per Cifa e Confsal il riconoscimento a sottoscrivere accordi collettivi non può più fondarsi sul solo requisito numerico che, di per sé, non è un indice di sicura qualità della contrattazione. Possono, dunque, “contrattare” tutti gli attori in possesso della maggiore rappresentatività, purché lo facciano nel rispetto di regole e sulla base di elementi oggettivi che siano indici di qualità. Nell’Accordo questi criteri sono individuati nei livelli retributivi; nell’inderogabilità dei diritti fissati per legge; nella previsione di tutele aggiuntive per il lavoratore (come formazione e welfare); nella presenza al Cnel della confederazione sindacale firmataria dell’accordo; nel sistema bilaterale capace di dare attuazione ai contenuti dell’accordo. Al Cnel, si propone, il ruolo di soggetto terzo preposto a vigilare sul rispetto degli indici e a riconoscere il “bollino di qualità” che legittimi la piena applicazione del contratto. Sempre sulla rappresentatività, va detto che gli attuali criteri di misurazione sono stati superati dai grandi cambiamenti, dalla nascita dei soggetti bilaterali, cui il legislatore ha attribuito funzioni rilevanti ma i cui aderenti non rientrano nel computo della rappresentatività, e dal fatto che le imprese italiane, nella misura di oltre il 90%, sono piccole e piccolissime e con una percentuale di sindacalizzati prossima allo zero. Pertanto, secondo l’Accordo, la misurazione dovrà considerare il numero degli associati, in misura non inferiore al 5% dei lavoratori del privato a livello intersettoriale e tener conto anche degli aderenti ai sistemi bilaterali. Per il presidente di Cifa, Andrea Cafà, “l’Accordo sancisce la nascita di una ‘Terza via’ della contrattazione, un modello ricco d’innovazione e di qualità, distante da qualsiasi forma di dumping ma vicino ai bisogni dei lavoratori e alle esigenze delle imprese, anche di quelle piccole e piccolissime”. Per il segretario generale di Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, l’intesa riafferma il valore del pluralismo: “Riconosciamo l’esistenza di sigle sindacali storiche come importante punto di riferimento ma pretendiamo che non venga preclusa ad altre organizzazioni la possibilità di esprimere il proprio valore”.
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