Anno: XXV - Numero 73    
Lunedì 29 Aprile 2024 ore 13:00
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Dl Rilancio. Dalla riforma della medicina del territorio alla privacy e alla durata delle ricette.

Speranza Mettiamo in campo 3,25 miliardi di euro per il nostro servizio sanitario.

Dl Rilancio. Dalla riforma della medicina del territorio alla privacy e alla durata delle ricette.

È l’equivalente di tre anni di finanziarie. Saranno usati innanzi tutto per riformare la rete territoriale, per sostenere la scelta che abbiamo fatto di tracciare i contatti dei pazienti con coronavirus, per assumere 9600 infermieri di famiglia e di comunità da mettere in campo sul territorio per la prevenzione, e per ampliare i servizi domiciliari che oggi coprono il 4% degli ultra 65 enni mentre nel resto dei paesi Ocse coprono una media del 6%, con questo investimento arriveremo al 6,7%». È un fiume in piena il ministro della Salute Roberto Speranza nella conferenza stampa del Governo subito dopo il Consiglio dei Ministri che ha portato all’approvazione del Decreto legge Rilancio. Speranza annuncia anche investimenti fortissimi sulla rete ospedaliera, i posti di terapia intensiva saranno portati dai 5179 ante-Covid 19 a 11109, «non sappiamo se ci sarà una seconda ondata, dovremo essere pronti». Ben 240 milioni andranno a nuove assunzioni, fin qui 23 mila operatori sono stati ingaggiati dalla sanità pubblica, e 190 milioni saranno destinati agli incentivi ai medici, agli infermieri, al personale in prima linea contro la pandemia. Ci sono infine risorse per 4200 borse di specializzandi, 600 più del previsto. Vediamo da vicino la parte organizzativa dell’articolato.

Usca e Mmg – Per costituire 7 mila Unità speciali di continuità assistenziale – al momento ce ne sono poco meno di 500 in tutta Italia – ci sono 407 milioni, e in più le regioni sono autorizzate ad un incremento di spesa per il personale di 480 milioni, l’investimento medio è di 110-120 mila euro annui ad unità incaricata di assistere a domicilio i pazienti Covid-19. Le Usca dovranno essere al 31 dicembre 8 ogni 50 mila abitanti, e dipendere da una centrale operativa territoriale “terza” a medici di famiglia ed ospedale. Nei primi 8 articoli del testo c’è poi la riorganizzazione della rete per prendere in carico sia i pazienti infettivi sia i fragili affetti da patologie croniche-non trasmissibili. Per i primi, in particolare per le quarantene, la parte pubblica può stipulare contratti di locazione con alberghi per inserirvi i contatti di pazienti infettivi, isolarli, monitorarli. Nei piani assistenziali territoriali regionali si rivedranno le risposte assistenziali, e i ruoli. Perplesso il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti che ad Adnkronos ha parlato di “troppa burocrazia, si rispolvera un modello vecchio, quello del Distretto, incentrato su ‘amministrazione e controllo’, non certo sull’assistenza» e tra l’altro «sempre meno presente sul territorio nazionale». In pratica, si rischia che le decisioni del medico di famiglia -che attraverso Fimmg aveva proposto un micro-team con lui, l’infermiere e l’assistente di studio per gestire di volta in volta il paziente- si perdano tra una telefonata e l’altra alla figura competente individuata dal Distretto.

Privacy – All’articolo 7 si specifica che, in conformità al regolamento europeo 679/2016, il ministero della Salute può trattare i dati raccolti nei sistemi informativi del Servizio sanitario inclusi quelli reddituali delle famiglie, ed incrociarli per valutare quanto gli costeranno in futuro questi cittadini; con specifici regolamenti si tratteranno anche i dati protetti dalle norme Ue, poiché per motivi di interesse pubblico è possibile utilizzare informazioni genetiche ed altri dati sensibili. Verrà rilanciato il Fascicolo sanitario: la presenza di infrastruttura informatica in ogni regione non ha impedito che fossero pochi gli italiani collegati; nel decreto si prefigura l’eliminazione del consenso del paziente all’alimentazione e la confluenza nel FSE anche dei referti delle strutture private e delle prescrizioni che altrimenti il sistema non rileverebbe.

Test sierologici e durata ricette – Partirà una grande indagine di siero-prevalenza (articolo 13) per valutare la percentuale di positivi al virus nella popolazione “sana fino a prova contraria” in un campione rappresentativo scelto da Istat in base alla classe di età ed al settore economico. I medici di famiglia degli assistiti convocati dalla Croce Rossa per l’indagine saranno informati degli esiti. Costo: 220 mila euro più 1,7 milioni per i nuovi compiti del personale CRI. Per contenere gli afflussi negli studi, è prorogata la validità della ricetta limitativa ripetibile e non ripetibile di 30 giorni a partire dall’entrata in vigore del decreto e di 60 se la prescrizione non è stata ancora consumata. Per le nuove prescrizioni specialistiche potrebbe essere possibile spingersi a una durata di 3 mesi per un massimo di sei pezzi. I soli piani terapeutici relativi a prescrizioni di protesi, dispositivi medici, stomìe, monouso per incontinenza, alimentazione speciale se in scadenza entro la fine dell’emergenza, 31 luglio, sono prolungati per altri 90 giorni.

Ospedali e specializzandi – Negli ospedali, quasi un miliardo e mezzo (1.467 milioni) va alla revisione dei letti di terapia intensiva: ce ne vorranno altri 3500, più altri 4225 di terapia semi-intensiva trasformabili all’occorrenza in letti con impianti idonei di ventilazione. Altri 300 letti intensivi saranno approntati in strutture mobili: quattro distribuite strategicamente nel paese, 75 letti l’una. I Pronti soccorso andranno ristrutturati facendo in modo che i pazienti sospetti Covid non incrocino gli altri. Alle terapie intensive sarà riconosciuto un Drg più “pesante” e arrivano meccanismi per remunerare gli ospedali privati che hanno dovuto rinunciare alle attività principali per seguire i pazienti con coronavirus.

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