TRIESTE CAPITALE DEI GIUSLAVORISTI
Lavoro, la mobilità internazionale e il dumping sociale temi centrali per la “ripartenza” del Sistema-Italia. L’anno prossimo appuntamento a Lucca
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Si sono chiusi ieri i lavori del Convegno Nazionale AGI – Avvocati Giuslavoristi Italiani – che ha visto riuniti a Trieste oltre 600 avvocate e avvocati e rappresentanti del mondo delle istituzioni, dei sindacati, dell’impresa, dell’accademia, delle professioni e della magistratura, con cinque tavole rotonde e cinque workshop tematici. Tre giorni di confronto sul diritto del lavoro e della ‘ripartenza’ (anche per le libere professioni) cercando un nuovo equilibrio tra gli interessi delle imprese, delle lavoratrici e dei lavoratori che sia garanzia per tutti di permanenza, e non solo ‘sopravvivenza’, all’interno del mercato.
Prima dell’inizio dei lavori, Tatiana Biagioni, presidente AGI, sottolinea «la positiva alterità di una associazione di avvocate e avvocati come AGI, che riunisce due anime, una pro labour e una datoriale, che fanno del diritto del lavoro uno straordinario terreno di sintesi», quindi fa un appello in questo delicato momento per il Paese: «Il dialogo, di qualità e con competenza, è uno strumento fondamentale per affrontare i problemi nel merito e per la ‘ripartenza’ del sistema-Italia. La ‘ripresa’ italiana – ha quindi aggiunto Biagioni – è strettamente interconnessa alle dinamiche internazionali e comunitarie, così come sono interdipendenti le strategie che introdurranno i Governi per il mercato del lavoro. In questa prospettiva crediamo sia fondamentale confrontarci con i colleghi di altri stati, nella speranza di costruire un diritto del lavoro europeo».
Quindi è iniziata la prima tavola rotonda della mattinata che ha messo a confronto le esperienze europee: ‘La mobilità internazionale dei lavoratori’, coordinata dall’avvocata giuslavorista Emanuela Nespoli con l’avvocata Raquel Florez Escobar, Spagna; il professore e avvocato Björn Gaul, Germania; l’avvocata Marianne Granhøi, Danimarca; l’avvocato Olivier Kress, Francia; la professoressa ordinaria di Diritto del Lavoro dell’Università di Trieste, Roberta Nunin; l’avvocata Roberta Papa, Svizzera.
Alla fine della prima sessione, l’avvocata Nespoli ha sintetizzato alcuni spunti del confronto: «Quello che è emerso dalla discussione è che il cuore della tutela prevista dalla normativa europea in materia di mobilità transnazionale dei lavoratori è stato recepito in modo sostanzialmente uniforme da paesi europei come Francia, Germania, Danimarca, Spagna e parzialmente in paesi non comunitari come la Svizzera, pur restando differenze definitorie degli istituti, per esempio per i lavoratori distaccati, nelle diverse legislazioni nazionali restano tuttavia nodi da sciogliere e “zone grigie” su cui il legislatore europeo deve ancora intervenire. Il riferimento è per esempio alla differenza esistente tra lavoratore distaccato e lavoratore che esercita la propria attività da remoto in altro stato membro rispetto a quello di assunzione».
Quindi il testimone è passato alla seconda tavola rotonda, ‘La mobilità internazionale delle aziende e il dumping sociale’, coordinata da Raffaele De Luca Tamajo, professore emerito di Diritto del Lavoro dell’Università di Napoli Federico II e presidente Comitato Scientifico AGI. Hanno partecipato: Adalberto Perulli, avvocato e professore ordinario di Diritto del Lavoro dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Giacinto Favalli, avvocato; Massimiliano Marinelli, avvocato e professore Ordinario del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Palermo; Vania Brino, professoressa ordinaria di Diritto del Lavoro dell’Università Ca’ Foscari di Venezia; Maria Dolores Ferrara, professoressa associata di Diritto del Lavoro dell’Università di Trieste.
«Se un tempo ciò che era mobile erano solo le merci, non i fattori della produzione che restavano localizzati, oggi è cambiato tutto: capitale e lavoro sono mobili – ha commentato l’avvocato De Luca Tamajo – la mobilità dei capitali in un mercato aperto è potenzialmente senza limiti con rischi sull’occupazione e sui diritti dei lavoratori. Quali allora gli strumenti per limitare questi fenomeni? È una problematica complessa, delicata, perché non dobbiamo dimenticare che misure di tipo protezionistico, se da una parte impediscono l’uscita delle imprese, rischiano di minare l’ingresso di capitali e di investimenti. Una problematica che ripropone l’eterna dialettica della nostra materia dove le logiche del capitalismo non conoscono barriere e confini e i rimedi sono di tipo prevalentemente procedurali».
I lavori si sono chiusi, il prossimo appuntamento AGI è a Lucca, l’anno prossimo.
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