Anno: XXVI - Numero 173    
Martedì 9 Settembre 2025 ore 14:00
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RIFORMA DELL’AVVOCATURA: CONGRESSO INFUOCATO

Il governo approva il ddl delega, ma dimentica praticanti, intelligenza artificiale e ruolo nei consigli giudiziari. Torino, a ottobre, sarà il banco di prova per la classe forense.

RIFORMA DELL’AVVOCATURA: CONGRESSO INFUOCATO

Il Governo ha approvato il disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento forense, detto in parole semplici ha indicato le linee guida che dovranno essere seguite per attuare la riforma della legge che regola la professione di avvocato.

È una riforma che naturalmente interessa soprattutto la classe forense, ma che ha ricadute anche sul tessuto sociale del nostro Paese. Basti leggere le prime righe della bozza licenziata dal Governo, che precisa come la nuova disciplina deve “garantire la libertà e l’indipendenza dell’avvocato e deve riconoscere il ruolo fondamentale dell’avvocato per il rispetto dei principi dello stato di diritto e la corretta amministrazione della giustizia”.

Insomma, l’avvocatura come indispensabile e insostituibile baluardo per la difesa dei diritti e della libertà dei singoli cittadini. In tutte le nazioni dove la democrazia è in pericolo e dove i governi o le autorità agiscono in modo repressivo gli avvocati sono in prima linea per difendere i diritti dei singoli e quindi anche della collettività, spesso a costo di perdere loro stessi la libertà (come in Russia, Turchia, Tunisia, Iran e in molti altri Paesi).

Tra le novità inserite nella bozza di riforma predisposta dal Governo spiccano le norme che regolano lo svolgimento della professione in forma collettiva e che introducono la possibilità di esercitare la professione forense con la partecipazione a una o più reti tra avvocati e con altri professionisti. Viene poi ripristinato il giuramento dell’avvocato, vengono poi regolate la tutela dei legali che operano in regime di collaborazione continuativa o monocommittenza, l’ampliamento delle funzioni compatibili con la professione di avvocato (amministratore di condominio, procuratore sportivo, amministratore unico di società, ecc.), l’aumento della durata degli organismi rappresentativi, l’utilizzo dei sistemi informatici per le elezioni dei consigli dell’Ordine.

Ma il disegno di legge delega si caratterizza anche per alcune “dimenticanze”. Nessun riferimento all’intelligenza artificiale, al ruolo degli avvocati nei consigli giudiziari, alla separazione tra le funzioni amministrative e quelle giudiziarie del Consiglio nazionale forense (CNF), alla tutela dei praticanti avvocati.

Un accenno, infine, ai contrasti sorti in seno all’avvocatura. Il CNF, il massimo organo rappresentativo dell’avvocatura, aveva predisposto una bozza di disegno di legge che avrebbe voluto fosse discusso e approvato in parlamento in tempi brevi, ma il ministro della Giustizia Nordio ha preferito agire con più cautela, recependo solo in parte le indicazioni del CNF ed inserendo nel testo licenziato dal governo elementi di novità.

Scelta forse anche dovuta al fatto che parte dell’avvocatura associata ha criticato il testo predisposto dal proprio organismo rappresentativo, accusato tra l’altro di non avere sufficientemente coinvolto nella redazione della sua proposta la base dell’avvocatura, le associazioni e gli stessi ordini professionali e di aver voluto licenziare il testo della proposta di legge a poche settimane dalla celebrazione del Congresso nazionale forense che si terrà a ottobre a Torino dove, con scelta assai criticata, non è stato inserito all’ordine del giorno un tema importante come la riforma della legge professionale.

Tutto fa pensare, però, che quello di Torino sarà un congresso molto “caldo” e che al centro dei lavori sarà proprio la discussione sulla riforma.

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