REFERENDUM SCENDONO IN CAMPO I PENALISTI
Oggi a Roma l'Unione delle Camere Penali presenta la sua macchina referendaria.
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Al referendum mancano più di sei mesi, ma i comitati del sì e del no alla riforma Nordio che prevede la separazione delle carriere dei magistrati sono già ai blocchi di partenza. Se in prima fila per la bocciatura della legge c’è un avvocato torinese, il costituzionalista Enrico Grosso, la stragrande maggioranza dei suoi colleghi si posiziona dalla parte opposta della barricata. Se il suo ex presidente Gian Domenico Caiazza è già in campo con il comitato Sì Separa, l’Unione delle Camere Penali, oggi guidata da Francesco Petrelli, ne presenterà uno parallelo oggi a Roma, ufficializzandone la discesa in campo.
L’incontro sarà l’occasione per illustrare le ragioni del Sì a una riforma attesa da anni, storica battaglia dell’Unione delle Camere Penali Italiane, per una giustizia più giusta nell’interesse dei cittadini, un sistema giudiziario realmente imparziale e per una magistratura finalmente libera dal correntismo, autonoma di fronte alla politica e autorevole davanti alla collettività.
In attesa che venga definito il comitato nazionale e la serie di iniziative a corredo, la Camera Penale del Piemonte Occidentale e della Valle d’Aosta si porta avanti, e per il prossimo venerdì 14 novembre ha organizzato un confronto presso il Tribunale di Torino che vedrà contrapposto il suo presidente Roberto Capra al “rivale” Enrico Grosso, insieme all’avvocato e docente universitario milanese Oliviero Mazza e alla giudice Flavia Panzano, presidente della giunta regionale dell’Associazione Nazionale Magistrati. Lo stesso Capra ha criticato il ruolo attivo dell’Anm nella causa referendaria: “Un’organizzazione che in teoria rappresenta tutti non dovrebbe fare campagna sotto le proprie insegne, coinvolgendo anche personaggi della cultura e dello spettacolo nelle proprie iniziative. Resta una scelta legittima sia chiaro, ma io non l’avrei fatto”. Il coordinatore regionale del comitato sarà l’avvocato Maurizio Basile, vicepresidente della Camera Penale torinese: “Sarà una campagna lunga da qui alla prossima primavera, siamo già al lavoro per coinvolgere associazioni di ogni tipo, dai sindacati al terzo settore. Nostro obiettivo è favorire il confronto ovunque”. Su eventuali figure dellasocietà civile torinese pronte a perorare la causa del sì, Basile non si sbilancia: “Ci sono sicuramente, ma è ancora troppo presto per annunciarle”. Ci sarà poi un coordinamento con i vari comitati, come “Sì Separa” della Fondazione Einaudi presieduto dall’ex numero uno delle Camere penali italiane Caiazza, e con associazioni legate al mondo radicale, come Nessuno tocchi Caino. Ma siamo ancora ai preparativi.
Separati per il sì
C’è poi chi sosterrà la separazione delle carriere per conto suo, costituendo un proprio comitato autonomo. È il caso dell’avvocato Mauro Anetrini, che il prossimo mercoledì 12 novembre darà vita al comitato “Separare perché sì”, titolo dell’omonimo pamphlet scritto dal penalista torinese sui temi della riforma Nordio. “Questa è una contesa politica, non giuridica, la sinistra storicamente ha sempre sostenuto la separazione delle carriere, ora che l’ha fatto il governo Meloni ha cambiato idea”. Anche Anetrini ha già delle iniziative in programma: il prossimo 2 dicembre, sempre al Tribunale di Torino, si confronterà con il presidente dell’Anm Piemonte, il pm Mario Bendoni. Sul fatto di non aderire insieme ai suoi colleghi al comitato della Camera Penale, Anetrini difende la sua indipendenza: “L’ho fatto perché voglio continuare a essere libero di esprimere le mie idee, anche su aspetti della riforma che non mi convincono”. Tra questi c’è sicuramente il sorteggio dei membri del Csm, che non lo convince proprio: “A mio parere è una schifezza, una roba da 5 Stelle”.
L’iter
In questi giorni intanto è iniziata la raccolta firme tra i parlamentari per indire il referendum, con la proposta che deve essere sottoscritta da almeno un quinto dei componenti della Camera (80 su 400) o del Senato (40 su 200). Dopo la presentazione delle firme, la Corte di Cassazione avrà cinque giorni di tempo per verificare le sottoscrizioni, ed entro 60 giorni dalla decisione della Cassazione spetterà al Presidente della Repubblica indire il referendum, su proposta del Consiglio dei ministri. Viste le tempistiche, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha già fatto sapere negli scorsi giorni che la consultazione potrebbe tenersi tra marzo e aprile del prossimo anno.
Gli italiani approvano la riforma
I primi sondaggi mostrano un vantaggio del sì alla riforma: la rilevazione effettuata da YouTrend per SkyTg24 vede favorevoli il 56% degli italiani, a fronte di un 44% di contrari e al netto di un 44% di astenuti o indecisi. Si tratta di un incremento rispetto al sondaggio dello scorso 31 luglio, quando a esprimersi a favore della separazione delle carriere era stato il 51% degli intervistati. Il sì parte quindi con i favori del pronostico, ma la campagna referendaria è lunghissima: gli avvocati torinesi questo lo sanno bene, e si preparano a una lunga battaglia.
Estratto dell’articolo di Davide Depascale su Lo Spiffero
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