MEDICI PERSEGUIBILI SOLO PER "COLPA GRAVE".
Il governo rende strutturale lo scudo penale.
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Da un lato lo scudo penale dei medici – nato in piena emergenza Covid – che diventa strutturale; dall’altro le misure per potenziare e rendere più attrattivo il Servizio sanitario nazionale. Sono queste le due principali novità del disegno di legge in materia sanitaria varato dal Consiglio dei ministri nell’ambito dell’esame di un corposo pacchetto di provvedimenti per le professioni. Il ddl, che reca la “Delega al Governo in materia di professioni sanitarie e disposizioni relative alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, prende il largo dopo un’impasse legata alle nuove misure per la responsabilità professionale dei medici con la riforma del codice penale.
Se ne occupa il Capo II del provvedimento, all’articolo 7, che è l’unico di immediata operatività. D’ora in poi, con il nuovo articolo 590-sexies del codice penale, il medico che abbia provocato morte o lesioni durante la propria attività sarà punibile solo in caso di colpa grave, purché si sia attenuto alle linee guida e alle buone pratiche assistenziali.
Non solo: nell’accertamento della colpa e del suo grado si terrà conto anche “della scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, nonché delle eventuali carenze organizzative, quando la scarsità e le carenze non sono evitabili da parte dell’esercente l’attività sanitaria”. A pesare sull’accertamento della responsabilità saranno inoltre la mancanza, la limitatezza o la contraddittorietà delle conoscenze scientifiche sulla patologia o sulla terapia, così come la concreta disponibilità di terapie adeguate e altre condizioni, tra cui le situazioni di emergenza e urgenza.
Oltre a mettere fine alle ripetute proroghe (l’ultima scadrà a fine anno) dello scudo penale, nella parte in cui definiscono i criteri di accertamento della colpa (con il nuovo articolo 590-septies del codice penale), le norme sulla responsabilità professionale oggi licenziate dal governo guardano anche alla prima parte del disegno di legge. Quest’ultima è mirata a potenziare l’attrattività del Ssn e la sua attuazione è affidata a uno o più decreti attuativi da adottare entro il 31 dicembre 2026.
Con un’operazione di limatura andata avanti fino all’ingresso in Consiglio dei ministri, si chiede al governo di adottare provvedimenti per contrastare la carenza di personale e la disomogeneità nella distribuzione dei professionisti sanitari tra le varie discipline, anche attraverso l’impiego degli specializzandi nel Ssn; di razionalizzare e semplificare il carico di burocrazia che grava sui medici; di definire meccanismi premiali legati alla misurazione delle performance, inclusi gli indicatori sulle liste d’attesa; e di individuare una metodologia per pianificare e prevedere il numero di giovani medici per branca di specializzazione.
In arrivo anche una strategia di governo dell’intelligenza artificiale e, sul fronte della formazione, l’adeguamento dell’Educazione continua in medicina (Ecm) e l’attesa specializzazione anche per i medici di medicina generale, oggi affidata ai corsi regionali.
Tuttavia, alcune organizzazioni sanitarie, tra cui il sindacato Nursind, hanno criticato il testo come troppo “medico-centrico”, definendolo un “guscio vuoto”, in quanto mancherebbero specifici riferimenti e valorizzazione per le professioni non dirigenziali (come ad esempio gli infermieri)
Di HuffPost
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