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IL RITORNO DELLA FORNERO

Come ha scritto il 21 luglio 2021 Lina Palmerini, con l’arrivo della Fornero al Governo si faranno i conti con la realtà più che con fasce di consenso!

IL RITORNO DELLA FORNERO

La prof.ssa Elsa Fornero con i suoi scritti e con i suoi interventi molto puntuali, anche sulla materia previdenziale, stimola il dibattito e le opinioni contrarie con ciò promuovendo l’educazione previdenziale della quale vi è tanto bisogno.

Sulle pensioni, dice la professoressa, ora un po’ di flessibilità si può recuperare, a differenza del 2011, quando c’era la pressione di una crisi finanziaria. I tempi sono diversi, non ci sono priorità uguali per tutte le stagioni. Ma la flessibilità non deve andare a scapito delle giovani generazioni, quelle che hanno meno voce in capitolo. Bisogna sempre chiedersi chi paga.

Se alziamo lo sguardo sulle Casse di previdenza dei professionisti, io non posso non ricordare che nel 2011 INPGI, la Cassa dei giornalisti, era considerata solida mentre oggi va verso il default.

Forse è venuto il tempo di affrontare il problema della sostenibilità di lungo periodo delle Casse di previdenza dei professionisti.

Se ne sta occupando, funditus, il Senatore Tommaso Nannicini, Presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali.

Per il Sen. Nannicini le Casse devono avere maggiore liberà nell’utilizzo delle risorse in modo da sostenere la platea degli iscritti, anche tramite il welfare, così da garantire la sostenibilità complessiva nel tempo.

Le Casse dei professionisti dispongono di ampie riserve che però coprono per circa 1/3 il debito pensionistico latente.

Per il Presidente della Bicamerale le riserve sono giustamente congelate per garantire la sostenibilità delle prestazioni, ma questo obiettivo deve essere contemperato con altre stime, altrimenti è anacronistico.

Per dirla con Keynes, tra 50 anni, se non saremo tutti morti, faremo un altro lavoro. Servono strumenti di regolamentazione che facciano prevedere le dinamiche del mondo del lavoro autonomo e che intervengano su di esse. Quindi minori rigidità sull’utilizzo delle riserve al fine di alimentare strumenti di formazione e sostegno alla professione. Nella visione sul ruolo delle Casse occorre passare da uno schema statistico – attuariale a uno più lavoristico, che sa prevedere l’evoluzione di queste platee le cui tendenze vanno valutate ma anche rafforzate con strumenti di sostegno, altrimenti la solidità previdenziale scompare se non c’è quella della platea professionale.

Il mio pensiero è questo: manca il regolamento per gli investimenti, che si attende – inutilmente – dal 2011, manca la tanto decantata trasparenza e i controlli sono troppi e spesso inefficaci.

Da Diritto e Giustizia

Di Paolo Rosa

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