Anno: XXVI - Numero 164    
Mercoledì 27 Agosto 2025 ore 14:00
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BASTA DISCRIMINAZIONI

I giovani commercialisti contro l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Anche il Consiglio Nazionale dei Commercialisti considera l’esclusione dall’asseverazione Asse.Co. una violazione della concorrenza e un danno per il sistema economico e per le imprese.

BASTA DISCRIMINAZIONI

Si riaccende la polemica tra Commercialisti e Consulenti del Lavoro. A far scattare la protesta è la recente nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che in applicazione della sentenza del Tar Lazio n. 9974/2025 ha escluso i Dottori Commercialisti dalla possibilità di rilasciare l’Asseverazione di conformità (Asseco), riservandola ai soli Consulenti del Lavoro. Una decisione che, secondo la categoria, rappresenta un’ingiustificata discriminazione e mina l’uguaglianza sancita dalla legge.

“Il mancato riconoscimento delle competenze giuslavoristiche dei Commercialisti, nonostante la Legge 12/1979 sancisca la piena parità con i Consulenti del Lavoro, rappresenta una discriminazione ingiustificata, frutto di norme scritte con superficialità e di prassi amministrative che favoriscono arbitrariamente una categoria rispetto a un’altra” – attacca Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.

Cataldi parla di “argomentazioni che mortificano la professionalità normativamente riconosciuta in capo ai Commercialisti, sfociando quasi in una difesa d’ufficio delle prerogative dei Consulenti del Lavoro” e che “debordano i margini di discrezionalità consentiti all’ente dalla stessa sentenza del TAR”.

A rincarare la dose è Massimiliano Dell’Unto, consigliere di Giunta dei Giovani Commercialisti: “Questa posizione non solo limita i Commercialisti, ma si traduce in un danno per imprese e cittadini, che vedono restringersi l’accesso a servizi professionali qualificati. La battaglia non è solo l’ottenimento del protocollo Asseco, è in gioco il pieno riconoscimento della nostra professionalità. Bene ha fatto il Consiglio Nazionale ad attivarsi per ristabilire l’uguaglianza con i Consulenti del Lavoro su un servizio che, prima di tutto, è nell’interesse del Paese”.

L’Unione Giovani Commercialisti chiede dunque una risposta immediata: “È il momento di riaffermare con forza i diritti di migliaia di professionisti e dei loro clienti – concludono i vertici –. Non possiamo accettare che un ente amministrativo, con motivazioni che sconfinano nella politica, sancisca una presunta ‘non competenza’ della nostra categoria”.

Con una news pubblicata sul proprio sito istituzionale, infatti, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, tramite la voce del presidente nazionale della categoria, Elbano de Nuccio, ha espresso l’intenzione di “proseguire sia sul piano istituzionale sia sul piano giudiziario per vedere riconosciuta la piena parificazione dei commercialisti nell’area lavoro”.

La decisione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, si ricorda, è contenuta nella nota n. 306/2025 dello scorso 20 agosto, che fa seguito alla sentenza n. 9974/2025 con cui il Tar Lazio aveva intimato allo stesso Ispettorato di esaminare entro 90 giorni la proposta di protocollo avanzata dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti, che aveva fatto ricorso al giudice amministrativo contro il silenzio dell’INL sulla richiesta di estendere anche ai commercialisti il protocollo d’intesa già sottoscritto con i consulenti del lavoro.

L’Ispettorato, tuttavia, pur lasciando aperta la porta per un confronto con la categoria dei commercialisti, ha di fatto negato la possibilità di estendere a questi ultimi la facoltà di rilasciare l’Asseverazione di conformità (ASSE.CO.), così come già prevista in favore dei Consulenti del lavoro, “unici professionisti che sono specificatamente abilitati ad operare nell’ambito della materia lavoristica e previdenziale su tutto il territorio nazionale e senza particolari condizioni”, .

Secondo secondo quanto espresso nella nota, il presidente Elbano de Nuccio, l’estensione dell’asseverazione deve “essere letta come uno strumento di tutela dell’interesse generale” a cui la nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro pone un freno.

La nota, infatti, “penalizza la concorrenza sul mercato e riduce la possibilità per le aziende di avvalersi di un servizio di garanzia, dato che più di 25.000 commercialisti si occupano di tematiche di lavoro”.
Per questo motivo, spiega il Presidente, “il Consiglio Nazionale proseguirà con determinazione questa battaglia sia in sede istituzionale sia in sede giudiziaria a tutela della trasparenza e della legalità nell’interesse delle imprese, che hanno diritto a un mercato aperto e competitivo, e di una professione che contribuisce in maniera decisiva al corretto funzionamento del sistema economico”. Non si tratta di una rivendicazione corporativa – conclude de Nuccio –, ma “della difesa di un principio fondamentale di equità e libertà economica, che non può essere limitato da riserve ingiustificate”.

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