Anno: XXVI - Numero 215    
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Pd, Avs e non solo: quella corsa della sinistra per salire sul carro di Zorhan il vincitore...

Il campo largo festeggia l’elezione di Mamdani mentre il centrodestra critica la scelta dei cittadini di NY. Salvini e Vannacci all’attacco. Da Palazzo Chigi nessun commento.

Pd, Avs e non solo: quella corsa della sinistra per salire sul carro di Zorhan il vincitore...

La politica della speranza che vince sulla politica della paura. Uno squarcio di luce nel buio americano. La vittoria del candidato che rappresenta libertà e diritti. La vittoria di una politica che si è schierata con gli ultimi. La vittoria di Zohran Mamdani alle Comunali di New York ha scatenato la corsa del centrosinistra nostrano a mettere il cappello sull’enfant prodige dei dem americani, capace di passare da deputato semisconosciuto appena dodici mesi fa a sindaco eletto di una delle città più importanti del mondo. Il tutto a 34 anni, da musulmano e da socialista democratico, tutti aspetti «dei quali non mi devo scusare», ha detto Mamdani nel discorso della vittoria.

Una vittoria che ha prodotto la reazione in primis della segretaria del Pd, Elly Schlein, che con il primo cittadino di New York condivide la giovane età e un certo modo di far politica anti- establishment. «Splendida vittoria di Zohran Mamdani a New York! Con un messaggio chiaro contro il caro vita: per una città che tutte e tutti si possano permettere – ha detto la leader dem – Ha vinto con una campagna collettiva di centomila volontari contro i milionari che finanziavano i suoi avversari e una pesante campagna denigratoria guidata dallo stesso Trump».

Per Schlein «la sinistra torna a vincere con parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità davvero universale, sul diritto alla casa, sui trasporti e i nidi gratis per chi non ce la fa» e «la politica della speranza vince sulla politica della paura che individua solo nemici e capri espiatori».

Dunque Mamdani è un figlio del Pd, riconosciuto come tale dal resto del centrosinistra? Neanche per sogno, se è vero come è vero che soprattutto da sinistra, ma non solo, tutti ne hanno rivendicato la “paterntià”. «La vittoria di Mamdani è uno squarcio di luce nel buio americano dopo l’inizio del nuovo mandato di Donald Trump – ha infatti commentato il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni – Il tema non è se si vince a sinistra, al centro, il tema è che si vince riorganizzando la speranza, si vince dando risposte ai loro problemi più urgenti, non c’è altro da fare». Ecco dunque un Mamdani di “sinistra- sinistra”, ma attenzione alle diverse sensibilità dentro Avs rispetto al nuovo sindaco di New York. «Ha vinto una politica che si è schierata con gli ultimi: con le mamme single, con gli studenti e con i lavoratori, con i poveri, con quel ceto medio espulso dalla città dai processi di gentrificazione – il ragionamento del leader dei Verdi Angelo Bonelli – Questa è la prova che quando la politica torna a parlare degli ultimi dei più fragili economicamente e socialmente, si può battere la destra. In Italia, invece, assistiamo alla destra che attacca Mamdani perchè è musulmano e perchè si è schierato con il popolo palestinese: è una destra che continua a giocare sulla paura dell’altro, che alimenta diffidenza e discriminazione».

Ma la vittoria di Mamdani poteva essere accolta con favore soltanto dalla sinistra? Anche i centristi non hanno mancato di far passare il primo cittadino della Grande Mela come “uno di loro”. «New York si conferma la capitale del mondo libero e del progressismo: la vittoria di Zohran Mamdani è una bellissima notizia perché arriva dal cuore degli Usa trumpiani, che con l’attuale amministrazione stanno subendo una torsione autoritaria, razzista e illiberale mai vista prima – ha dichiarato il segretario di Più Europa, Riccardo Magi – Ci godiamo questa bella vittoria di un candidato a New York che rappresenta più di altri la libertà e i diritti». E anche da Iv, nonostante il responsabile Esteri del partito Ivan Sclfarotto definisca Mamdani «l’altra faccia di Trump», c’è chi accolgie con favore la sua vittoria. Di «passaggio importante» parla infatti il senatore Enrico Borghi, per il quale «il trumpismo non è invincibile» e «la proposta dei Democrats statunitensi a queste elezioni è stato un “mix” accorto tra pragmatismo centrista e utopismo radicale e riescono a far convivere anime diverse e profili articolati, parlando in tal modo alla complessità della società».

Chi invece ha attaccato Mamdani è il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini. «Primo sindaco islamico a New York e nuovo idolo della sinistra – ha scritto – Nella città ferita l’ 11 settembre hanno scelto un primo cittadino socialista, pro- pal, pro- gender che ha dichiarato che serve “togliere fondi alla polizia”, “non dovrebbero esistere i miliardari”, e nel 2021 aveva persino strizzato l’occhio all’abolizione della proprietà privata». Sulla stessa linea l’eurodeputato Roberto Vannacci e diversi esponenti di Forza Italia e Fd’I. Nessun commento, al momento in cui scriviamo, da parte di Giorgia Meloni.

Giacomo Puletti su Il Dubbio

 

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