Anno: XXVI - Numero 128    
Martedì 1 Luglio 2025 ore 13:50
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Né il potere né Schlein logorano Meloni

I sondaggi del partito della premier sono stabili. In genere i governi non superano i due anni di vita, mentre il suo si avvia al terzo compleanno.

Né il potere né Schlein logorano Meloni

Sembra incomprensibile, un po’ come il calabrone che vola sfidando le leggi di natura, ma a quasi tre anni dalla nascita del governo di Giorgia Meloni, i sondaggi continuano a essere generosi con la presidente del Consiglio espressa dalla destra. L’ultimo, ma non il solo, è quello pubblicato da Nando Pagnoncelli sul Corriere della sera.

Vuol dire che l’esecutivo sta facendo benissimo, superando ogni record del passato? Non proprio. Il centrodestra naviga nell’aurea mediocrità: molte promesse, scarse realizzazioni. Eppure gli italiani sono abbastanza contenti. E lei, la premier, non ottiene percentuali sfavillanti di consenso, eppure è sempre al di sopra del risultato del ‘22. Allora ebbe il 26 per cento; adesso è intorno al 28 e il dato sembra consolidato da mesi.

Attenzione: una regola non scritta, ma osservata con scrupolo della nostra politica, recita che nessun esecutivo tende a superare il biennio di vita. E quando accade, quella compagine scricchiola, mostra tutte le ferite figlie del logoramento, deve ricorrere ai “rimpasti” interni (nuovi ministri che sostituiscono i vecchi per bloccare il declino).

Con Giorgia niente di tutto questo. Grazie a una caparbietà che sfocia nella testardaggine riesce a tenere a freno le spinte divergenti che sono inevitabili in una coalizione. Persino Matteo Salvini da qualche tempo sembra un gattone rassegnato e ha digerito anche il “no” al terzo mandato nelle regioni, quello voluto con determinazione da Luca Zaia.

E quindi, se i buoni dati nei sondaggi non dipendono da Superman e Superwoman, da dove nascono?

Azzardiamo una risposta: dalla scarsa credibilità dell’opposizione. Il Pd, che dovrebbe essere il cardine del centrosinistra, la forza sensata e implacabile al timone della nave, si affida principalmente agli errori degli avversari. Dice molti “no” alle iniziative della destra, che sono spesso sbagliate ma non sempre. Quindi molti “no” e poi l’attesa che Giorgia e i suoi amici mettano il piede in fallo. Succede, naturalmente, qualche volta succede. Ma davvero si può pensare che una linea politica si risolve così: nell’attesa delle sciocchezze compiute dallo schieramento opposto? Alla lunga si regala agli avversari un vantaggio indebito perché loro sono quelli che fanno, magari commettendo errori, mentre da questa parte della barricata ci sono solo slogan. O poco più.

Si veda l’ultima polemica sul riarmo europeo. Livello molto basso. A Giorgia Meloni che dice un’ovvietà semi-colta (“si vis pacem, para bellum”), da sinistra si risponde con un gioco di parole super banale: “se vuoi la pace, prepara la pace”. Alla fine l’opinione pubblica, timorosa delle tensioni e impaurita dalla guerra, ne ricava che la destra di governo bene o male sta al centro delle discussioni sulla Nato del futuro, mentre la sinistra si trincera dietro le frasi a effetto pacifiste adatte a un tema di seconda media. E non parliamo dei 5S, il cui obiettivo (se non altro a parole) sarebbe il disarmo dell’Unione, o almeno di qualche Stato particolarmente ingenuo. In ogni caso, la destra si pone il problema della difesa comune nel quadro delle alleanze; la sinistra punta invece sulla riduzione delle spese militari, sulla base del principio che nemici non ne abbiamo, visto che Vladimir Putin ci garantisce di non volerci condizionare e tanto meno invadere. Tutto a posto.

Occorre essere onesti sul piano intellettuale prima di diventarlo sul terreno politico. In Gran Bretagna il laburista Tony Blair riuscì a sconfiggere la conservatrice Margaret Thatcher, dopo anni di tentativi falliti, quando abbandonò la linea populista e generica, plasmata sugli ideologismi dell’estrema sinistra, e formulò un’alternativa che comprendeva tutte le preoccupazioni del ceto medio. Molti elettori laburisti tornarono a casa. Forse il centrosinistra dovrebbe porsi il problema di riassorbire l’elettorato che è andato verso la destra in quanto deluso da quello che trovava al di qua del fiume. In quello strano accampamento dove soggiornano, detestandosi a vicenda, Pd, 5S, Avs, +Europa. Altrimenti i sondaggi continueranno a fornire numeri come quelli che abbiamo letto in questi giorni.

Di Stefano Folli su HuffPost

 

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