Meloni riprenditi!
Ancora rintronata per la batosta alle elezioni Comunali (Genova e Ravenna vinte al primo turno dal centrosinistra e Taranto e Matera al ballottaggio con il “campo largo” in vantaggio), Giorgia Meloni rivolge il suo sguardo alle Regionali di autunno.
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Sarà una tornata decisiva, con 17 milioni di persone chiamate alle urne, per capire i reali equilibri all’interno della maggioranza di Governo. Pesare il consenso, in quell’occasione, servirà alla premier per capire se, dopo tante beghe e discussioni con Salvini, ha senso buttare a mare l’alleanza con la Lega per andare al voto anticipato in compagnia di Forza Italia e Noi Moderati, nella primavera del 2026.
Il già calante consenso del Governo, sceso al 35% (sondaggio di Ilvo Diamanti per “la Repubblica”) ha avuto un evidente riverbero sulla tornata amministrativa, penalizzando i candidati del centrodestra, e potrebbe averlo con ancora più rilevanza, tra qualche mese, alle Regionali.
L’oggetto del contendere tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è la Lombardia: il segretario della Lega, resosi conto di non poter governare tutto il Nord con l’8%, sarebbe disposto a cedere il Pirellone nel 2028, pur di non perdere subito il fortino Veneto.
Per il segretario della Lega, sarebbe sì un “sacrificio”, ma da consumarsi nel lungo periodo. E nel lungo periodo, si sa, può succedere di tutto. Anche per questo, Giorgia Meloni sta riflettendo se sia la scelta più saggia pretendere la Lombardia per Fratelli d’Italia.
Anche perché dalle parti della “Madunina” i suoi fedelissimi, gli europarlamentari Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, sono deboli rispetto ai veri ras lombardi di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa e suo fratello Romano.
Il presidente del Senato nel corso degli anni ha intessuto una imponente rete di contatti e potere, ha aiutato e fatto nominare molte persone, ha ottimi rapporti con il deep state locale (polizia, magistrati, funzionari, avvocati, imprenditori), è inserito nei gangli della vita pubblica di Milano e i suoi parenti, figli in testa, sono tutti ben introdotti nel potere meneghino.
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