La guerra a Gaza fa rinascere il Terzo Polo.
Ma solo per un giorno.
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Insieme per Gaza a Milano. Ma divisi il giorno dopo. I centristi si rimettono insieme per un giorno e per causa di forza maggiore: l’essere stati esclusi dal Pd – oltre che da M5s e Avs – sulla manifestazione del 7 giugno a Roma. Carlo Calenda e Matteo Renzi si sono prima messi in contatto attraverso degli intermediari. Quindi, mentre prendeva corpo la piattaforma dell’asse Pd-M5s-Avs, sono tornati a parlarsi tra i banchi del Senato. Nasce così l’idea di ritrovarsi nel capoluogo lombardo il giorno prima della manifestazione romana. Aderiranno anche +Europa e i Libdem di Luigi Marattin. Ma non è una rinascita del Terzo Polo: Iv e Più Europa guardano al campo largo e il 7 giugno andranno anche a Piazza San Giovanni. Due piazze anche per i riformisti del Pd. Azione e i Libdem invece restano fuori dal centrosinistra organico e a San Giovanni non ci andranno. Per loro solo Milano.
Vediamo in premessa cosa distingue le due piazze. Il senatore Ivan Scalfarotto sta lavorando per Italia viva all’organizzazione della manifestazione che si terrà il 6 giugno, con inizio alle ore 18, al Teatro Franco Parenti di Milano. La piattaforma, spiega, “è complementare, non alternativa” a quella che Pd, M5s e Avs hanno annunciato per il giorno dopo, il 7 giugno a Roma. “Noi invitiamo a non confondere Israele col governo Netanyahu, alle cui politiche siamo contrarissimi. Riconosciamo a Israele non solo il diritto, ma anche il dovere di esistere. Diciamo che la popolazione di Gaza è schiacciata tra gli eccessi di Netanyahu e l’atteggiamento senza scrupolo di Hamas, che cerca di ricavare un dividendo politico dalle stesse vittime palestinesi. Quello che ci accomuna con piazza San Giovanni è dunque la risposta all’emergenza umanitaria. Entrambe le manifestazioni chiedono il cessate il fuoco immediato, la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione civile, la liberazione degli ostaggi israeliani. Siamo due facce della stessa medaglia. Loro stanno più sulla risposta immediata. Noi ci concentriamo anche sulle cause e sull’analisi”. Cosa vi differenzia dall’altra piazza? “Noi diciamo che non si può parlare di quello che succede oggi a Gaza se non tenendo conto del 7 ottobre. È partito tutto da lì. Ci preoccupa, poi, l’antisionismo che copre l’antisemitismo, un pericolo che corre sempre sotto il pelo dell’acqua, ed è sempre pronto a rialzare la testa”.
Vede un rischio antisemitismo anche a sinistra? “Certo. Non mi riferisco ai partiti, ma l’area progressista è stata timida a rivendicare il sionismo come una storia di emancipazione d’ispirazione socialista, di riscatto del popolo ebraico, mentre in questi anni abbiamo visto anche qualche leader andare a braccetto con Hezbollah. Sul sionismo c’è un sostanziale fraintendimento per cui ora contestano da sinistra lo stato d’Israele in quanto tale, e per paradosso si erge a difensore dello stato ebraico una destra che non ha fatto davvero i conti con il passato razzista. In alcune frange della sinistra c’è un’idiosincrasia verso gli ebrei, individuati come gli emissari dell’imperialismo americano. L’ebreo ricco che si scaglia contro la popolazione sottomessa è il target perfetto. Ma è un clichè da kefiah”. Voi parteciperete anche alla manifestazione di Roma? “Chi vuole andare vada. Sono piazze complementari”. Torniamo al terzo polo. Dopo Milano ci sarà un futuro per l’aggregazione dei centristi? “Il Terzo polo non c’entra niente. Anche perché noi guardiamo al centrosinistra e Azione è sempre più vicina al centrodestra”.
Come molti esponenti di Italia viva, anche +Europa, il partito di Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, parteciperà a entrambe le manifestazioni. Magi chiede anzi al Pd, a M5s e Avs di riaprire la piattaforma del 7 giugno. “È stato un errore convocare in quel modo la manifestazione di Roma ed è stato un errore la risposta di posizionamento del 6 giugno a Milano. Noi non abbiamo problemi a partecipare a entrambe. Ma è sbagliato dividersi, tanto più dopo aver vinto uniti a Genova o Ravenna”, dice Magi.
La linea delle due piazze è scelta anche da una parte del Pd. Molti parlamentari di area riformista – tra i quali Simona Malpezzi, Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle, Filippo Sensi, Graziano Delrio, Walter Verini, Sandra Zampa, Alfredo Bazoli, Virginio Merola e gli europarlamentari Pina Picierno, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini e Pierfrancesco Maran – oltre che al corteo del 7 giugno a Roma saranno all’iniziativa promossa da Iv e Azione per il 6 giugno a Milano, “con uno spirito unitario di impegno comune”.
Azione e i Libdem restano invece per la partecipazione a una piazza sola. Luigi Marattin, fondatore dei Libdem, spiega ad Huffpost. “Noi partecipiamo ad ogni iniziativa che non si limiti a chiedere il cessate il fuoco e a condannare Netanyahu, ma condanni fermamente anche i macellai di Hamas. Vogliamo farlo senza ambiguità: se chi va a Milano – dice Marattin all’Huffpost – partecipasse anche il giorno dopo alla manifestazione del campo largo, non vedrei il senso. E’ come se sei vegetariano e vai ad una cena di carne, ma per lavarti la coscienza prima fai un aperitivo vegano”. Scontato che per Marattin il Terzo polo non ha futuro. “Io sono sempre per la chiarezza. IV e Più Europa hanno scelto, senza lasciarsi mai prendere dal dubbio, di stare col campo largo senza se e senza ma. Noi e Azione no. Se IV e più Europa cambiano idea sono contento, ma non hanno mai dato nessun tipo di segnale in questo senso, sono convintissimi di stare nel campo largo”. Anche il partito di Calenda sarà a Milano. E non a Roma. “Senza modifiche alla piattaforma di Roma, noi saremo solo a Milano. E per il momento il Pd non mostra intenzioni di aprire a modifiche”. A Milano, sia detto per inciso, Azione studia intese alle comunali con Forza Italia.
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