Anno: XXVI - Numero 111    
Venerdì 6 Giugno 2025 ore 13:45
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Il Cencelli del 7 giugno.

Oggi un vertice tra leader per decidere chi parla alla manifestazione per Gaza.

Il Cencelli del 7 giugno.

Diverse testimonianze da Gaza, poi Rula Jebreal, Luisa Morgantini, presidente dell’associazione Assopacepalestina, cercando di soppesare le voci più divisive. In forse Francesca Albanese, relatrice delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, e con lei il regista e attore Moni Ovadia.

Lavori in corso, dunque, in vista della manifestazione del 7 giugno a Roma. Pd, Avs e M5s selezionano gli invitati a parlare dal palco. Un’opera di cesello per mantenere la manifestazione nella cornice politica che chiede il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, condanna Netanyahu ma anche Hamas. L’orientamento è di escludere dalla scaletta i Pro Pal troppo esposti nel dibattito italiano, per preferire solo le testimonianze dalla Striscia di Gaza. Nelle intenzioni della vigilia, la manifestazione deve consentire di riconoscersi anche agli israeliani che si oppongono al governo Netanyahu.

Una decisione definitiva sarà presa mercoledì nella riunione che Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni terranno per mettere nero su bianco il formato di “In piazza per Gaza. Basta complicità”, come si chiama la manifestazione di sabato. Intanto oggi è stato definito il formato organizzativo: ritrovo per tutti a piazza Vittorio alle 13, da qui a partire dalla 14 il corteo marcerà verso piazza san Giovanni in Laterano, lungo via Emanuele Filiberto. A San Giovanni sarà montato il palco. Ci saranno una serie di interventi degli invitati, quindi chiuderanno i leader dei partiti.

Il punto di riferimento politico, come detto, è la mozione che Pd, M5s e Verdi-Sinistra hanno firmato e presentato in Parlamento e che chiede il cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi e la condanna dell’attentato di Hamas del 7 ottobre 2023, il rispetto del diritto internazionale con la fine dell’occupazione, il riconoscimento dello Stato di Palestina, l’embargo totale sulle armi e l’attuazione del mandato di cattura ordinato dalla Corte Penale Internazionale.

Nella selezione si presterà particolare attenzione a non prestare il fianco a strumentalizzazioni. Sarà un’operazione delicata, una sorta di slalom. La giornalista Rula Jebreal per quanto di famiglia mista, palestinese e israeliana, è autrice del libro Genocidio, un termine che la piazza di San Giovanni ha voluto tenere fuori dalla piattaforma, dai volantini e dalla cartellnostica. Ma Jebreal ci sarà. Più difficile che rientri nel novero degli invitati il regista Moni Ovadia, di famiglia ebraica sefardita, nonostante la lunga militanza a sinistra. Ovadia ha posizioni chiaramente antisioniste, cioè contrarie al riconoscimento dello stato d’Israele. E le ha espresse in forma molto dura una settimana fa a Milano. “Non è Netanyahu il cattivo, lui è il figlio più autentico del sionismo – ha detto nel corso di una manifestazione pro Pal – Non bisogna usare più la parola ebreo, perché gli ebrei antisionisti sono centinaia di migliaia e si stanno organizzando in una rete”. Per il regista “il sionismo è un crimine”, un “cancro”, che peraltro ha distrutto “la prospettiva dei due popoli e due stati”. Una prospettiva oggi a tal punto irrealizzabile che parlarne è una “buffonata”.

Anche la presenza di Francesca Albanese, la relatrice Onu sui diritti umani nei Territori occupati, è considerata difficile. Albanese è stata contestata a più riprese da Israele per le sue posizioni su Gaza e sull’operato del governo Netanyahu. Tel Aviv ha chiesto anche che l’Onu non le rinnovasse l’incarico, cosa che tuttavia è avvenuta nell’aprile scorso.

Gli organizzatori hanno voluto evitare nella piattaforma il riferimento alla parola “genocidio”. Ed hanno a più riprese sostenuto il diritto dello Stato di Israele a esistere. Questi due elementi potrebbero rientrare indirettamente dal palco della manifestazione. E ancora più facilmente essere portati in piazza dalle decine di migliaia di persone attese. Da qui la cura nel definire contorno e dettagli dell’evento.

I primi ad augurarsi che non ci siano strumentalizzazioni sono i parlamentari riformisti che parteciperanno a due manifestazioni: oltre a quella di Roma, del 7 giugno a quella di Milano, organizzata il 6 giugno al teatro Parenti da Sinistra per Israele. Tra questi ci saranno la vicepresidente del Parlamento Ue Pina Picierno, il senatore del Pd Filippo Sensi, la deputata Lia Quartapelle. Picierno non teme che ci possano essere degenerazioni antisemite. “Le forze che hanno organizzato la piazza non si sognerebbero mai di farlo. Se ciò dovesse avvenire saremmo in presenza di tentativi di sabotaggio da parte di frange minoritarie alle quali va detto e fin da oggi che non c’è nessuno spazio per l’antisemitismo e per la negazione del diritto di Israele ad esistere”, ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue al Corriere. Anche Filippo Sensi “vuole credere, si augura, che non sia una piazza antisionista”. Due piazze anche per il segretario di Più Europa Riccardo Magi e per diversi esponenti di Sinistra per Israele, che a Milano esporranno due bandiere, quella palestinese e quella israeliana. La stessa cosa potrebbero succedere a Roma.

Intanto dalla piazza romana dei partiti prendono le distanze le frange estreme del movimento palestinese, mentre i moderati della Comunità palestinese romana saranno in piazza. Per il Movimento Studenti Palestinesi in Italia e la Rete Antisionista e Anticolonialista per la Palestina, quella del 7 giugno “è la piazza dei complici” con Netanyahu, “non dei sodali” con i palestinesi. “È la piazza della finta opposizione, non della Liberazione”. Pd, M5s e Avs, dicono gli studenti palestinesi e la rete antisionista, versano “lacrime elettorali sulla Palestina dopo anni di complicità”. I partiti hanno accolto con sollievo la presa di distanza dei movimenti più radicali.

di Alfonso Raimo su HuffPost

 

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