I pacifisti che sparare agli ucraini va bene perché sono nazisti
Al corteo ProPal cacciato il manifestante con la bandiera dell’Ucraina “fascista”. Il cardinale Parolin dovrebbe riflettere su chi marcia per la pace solo se le guerre le fa l’Occidente: le altre le applaude, da vero guerrafondaio
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L’episodio del manifestante cacciato dal corteo romano “Disarmiamoli” perché aveva la bandiera dell’Ucraina non è da passare sotto silenzio, addebitandolo solo alle intemperanze dell’ala più violenta e intollerante dei cosiddetti pacifisti. In effetti, anche se civilmente ammesso, non sarebbe stato molto gradito neppure nel vicino corteo dei dimostranti più educati e benedetti dal segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. I giovanotti che hanno strappato la bandiera dell’Ucraina hanno respinto chi la portava perché, per loro, gli ucraini sono fascisti. Lo si è sentito nettamente nel video che ha filmato la cacciata dal corteo del povero e isolato sostenitore del Paese invaso dai russi. Esattamente quello che sostiene Putin, che di fascismo, si sa, se ne intende, come ben dimostrano i suoi molti oppositori uccisi o incarcerati.
Ora, tra questa plateale e completa adesione alla propaganda russa dell’ultrasinistra di piazza e le ragioni delle antipatie ucraine dei pacifisti in giacca e cravatta, dei Salvini e dei Conte, dei Travaglio e degli Orsini non c’è in sostanza nessuna significativa differenza. Per questo, per tante persone è difficile o impossibile marciare a fianco di questi pacifisti che detestano la guerra solo quando la fa una potenza occidentale e la tollerano o addirittura giustificano quando la fa qualche altro stato. Persino il cardinale Parolin farebbe bene a interrogarsi sui limiti di questi presunti paladini della pace a senso unico, che si indignano giustamente dei feroci massacri di palestinesi compiuti da Israele, ma non hanno alcuna pietà, o mostrano addirittura cinico compiacimento per quello degli ucraini fatti dai russi; che trepidano per gli iraniani sotto le bombe follemente compiaciute di Trump, ma non muovono un dito per loro quando il regime islamista li arresta o fa ammazzare.
Se nei giovani, come i manifestanti di Roma, questo strabismo equivoco non stupisce e spaventa, preoccupa e sgomenta nelle file dei partiti organizzati che li fiancheggiavano in piazza in nome della pace. Questa contraddizione lacera, come si sa, in particolare il povero Pd, diviso tra l’attrazione movimentista della sua segretaria e la prudenza stordita della minoranza e lascia, di fatto, senza un’attendibile rappresentanza politica tanti cittadini che parteciperebbero volentieri a una manifestazione per la pace se questa difendesse tutti gli aggrediti dalle guerre di oggi o accusasse tutti gli aggressori in giro nel povero mondo odierno, non ne selezionasse solo una parte, graziosamente salvando o giustificando l’altra.
Il risultato è che il pacifismo prospera su un equivoco gigantesco e il presunto pacifista doc è davvero “pacifinto”. Lo dimostra anche un altro aspetto del fenomeno. Conte ha proclamato che la maggioranza degli italiani è contro il riarmo e per la pace. Una scoperta sensazionale. Chi mai sarà a favore delle armi e della guerra? Lasciamo pur stare che la maggior parte del popolo sarebbe anche per rimandare i migranti in Africa e non pagare le tasse, e restiamo al nostro argomento. In questo caso è sbagliata la domanda. Infatti, la domanda dovrebbe essere come si pensa che ci si debba difendere nel caso che qualcuno faccia la guerra o anche solo la minacci. Se a questa domanda si rispondesse ancora di essere contro il riarmo perché comunque il debole soccomberebbe, anche con quattro cannoni nuovi di zecca, o che sarebbe meglio cedere all’aggressore pur di evitare anche una sola vittima, l’opzione pacifista sarebbe lo stesso assurda, ma meno disonesta. Perlomeno gli ucraini non si dovrebbero difendere anche dall’accusa di essere fascisti, e Putin non potrebbe contare, oltre che sulla propria superiorità militare, anche sul sostegno ideale di tanti militanti della pace. Ma a questo punto, forse, la maggioranza contro il riarmo e la guerra non sarebbe più così ampia e compatta.
In realtà, se ci si pensa bene e lasciando perdere la grottesca gara a chi è più pacifista, si capisce che cosa significa davvero difesa della pace: un gesto politico che deve avere due obiettivi contemporaneamente e della stessa importanza: l’opposizione a chi scatena la guerra e il sostegno a chi la subisce. Senza esitazioni né distinzioni. E può arrivare persino ad ammettere la guerra di difesa se questa è l’unico strumento di protezione degli aggrediti dai guerrafondai di turno: Putin o Netanyahu, Trump o Khamenei. Per questo, quando la bandiera dell’Ucraina è strappata o non gradita in un corteo, questo non è fatto da pacifisti, ma da equivoci tifosi della guerra, violenti anche quando manifestano per la pace. Oppure è fatto da politici opportunisti che dicono solo la mezza verità che dà consenso e tacciono o nascondono la mezza bugia che lo toglierebbe.
di Vittorio Coletti su HuffPost
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