Dal campo largo al campo civico, ora Conte insegue i sindaci delusi dal Pd
Voglia di Margherita? La sigla del Progetto civico Italia, Pci, può trarre in inganno.
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All’Hotel Parco dei Principi con Alessandro Onorato, SIlvia Salis e Gaetano Manfredi l’ex premier si presenta: “È un progetto che mi interessa”
Giuseppe Conte tra i civici del Progetto Civico Italia, con mezzo Pd in prima fila. Non c’è però Elly Schlein. Il leader M5s entra in sala con studiato ritardo. “Benvenuto, presidente”, lo accoglie dal palco Alessandro Onorato, inventore del Progetto, mentre lui solca la platea che applaude, a dire il vero, non oltre la quarta fila. La grande sala dell’Hotel Parco dei Principi – antico luogo di riunioni socialiste e forziste – è piena oltre i posti a sedere. A Conte hanno conservato un posto proprio accanto al presidente del Pd Stefano Bonaccini, a una spanna da Goffredo Bettini.
La sigla del Progetto civico Italia, Pci può trarre in inganno, anche se Bettini, grande sponsor dell’idea, è stato a lungo iscritto al Partito comunista. Il teorico della sinistra, padre del Campo Largo e oggi ispiratore dei centristi compatibili con il Pd e con i Cinque Stelle, è tra i primi ad arrivare.
Con lui i sindaci, che sono al centro del progetto. Il benvenuto è affidato a Roberto Gualtieri. “Terzo polo, quarta gamba, civici… chiamatevi come volete, ma sappiate che nel centrosinistra c’è spazio per tutti a patto che ci candidiamo non solo a vincere ma a governare per trasformare l’esistente”, dice Gualtieri. La sindaca di Genova Silvia Salis e il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi si dividono gli applausi. Tra i due dicono ci sia un derby. Ma Salis vuole essere del progetto con un basso profilo. Manfredi, presidente dell’Anci ed ex ministro di Conte, oggi lo hanno piazzato in chiusura di incontro. È un’investitura? “Io sono qui per dare una mano”, risponde Manfredi quando gli chiediamo se sia pronto a fare il federatore. Il sindaco di Napoli è stato tra i ministri di Conte. Questo è il centro compatibile con i Cinque stelle? “Non lo so con cosa sia compatibile, certo è che risponde a un’esigenza, attrarre il voto di chi non si sente rappresentato e non va alle urne. È un fenomeno che noi sul territorio vediamo molto bene”. Il caso del giorno, nel centrosinistra, è l’attacco di Schlein a Meloni. Fa bene la segretaria a polarizzare? “Esasperare i toni non aiuta. Ma quel che hanno fatto a Ranucci è molto grave. Lo diciamo noi che a Napoli piangiamo Siani”.
Manfredi non è iscritto al Pd, ma tra i presenti tanti vengono dalle file dem. Alessandro Alfieri è componente della segreteria di Schlein, di area riformista. Confessa qualche timore: “Vedo molti dei nostri amministratori, non vorrei che alla fine fosse un gioco a somma zero. Se questo progetto pesca solo tra i delusi del Pd si autolimita”. Ma Schlein non sbaglia a polarizzare con la presidente del consiglio? “Meloni dovrebbe dare risposte sull’operato al governo. Ecco forse dovremmo incalzarla su questo”.
Onorato non ha preoccupazioni di pestare i piedi al Pd. Non a caso si definisce “riformista, popolare e civico”. “Questa coalizione – dice – ha senso se non diventa una gabbia. Ogni partito deve avere autonomia e libertà di parlare al proprio elettorato. Ognuno deve avere la sua libertà, da Fratoianni a Matteo Renzi, altrimenti non ha senso nulla”.
Quindi si rivolge a Conte: “Hai fatto un lavoro fruttuoso, hai trasformato un movimento antipolitico in una forza di governo”. Gli applausi ci sono anche stavolta, ma anche stavolta sono timidi. Il leader M5s lascia la sala dopo mezz’ora. Nel partito, Chiara Appendino gli contesta le alleanze col Pd. Ma Conte apre anche ai centristi civici. “Sono venuto perché mi hanno invitato. È un progetto che nasce dal basso, di rimonta civica. Sono fortemente interessato, purché ognuno dialoghi con la sua forza politica. Ma possono contribuire a costruire un’alternativa progressista a Meloni”.
Tra i presenti, ci sono tanti dem ed ex dem, con un passato di trascorsi burrascosi nei rapporti coi M5s. Ecco l’ex deputata Alessia Morani, i renziani Luciano Nobili e Marietta Tidei, l’ex ministra Roberta Pinotti. Ma ci sono anche tanti dem di oggi, come Roberto Morassut e Claudio Mancini. Non mancano le vecchie glorie. Giorgio La Malfa ascolta assorto. L’ex ministro Enzo Scotti siede proprio dietro a Conte. Come mai lei qui? “Io non so bene dove stare. Sono venuto a curiosare. Mi muovo al centro”.
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