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Calenda, il guastafeste: "Per me Roberto Fico è quasi il male assoluto di questo Paese”

A Cernobbio il leader di Azione ha interpretato il ruolo del guastafeste del centrosinistra.

Calenda, il guastafeste:

Non appoggerà la sinistra in quasi tutte le partite regionali. Se Elly Schlein, Angelo Bonelli e Matteo Renzi sostengono una linea unitaria, Calenda cannoneggia il “melenchonismo importato” della sinistra italiana

È appena terminato il panel delle opposizioni a Cernobbio e il leader di Azione ha interpretato il ruolo del guastafeste. Non appoggerà la sinistra in quasi tutte le partite regionali. Nel Partito democratico si lanciano occhiate: “Recuperarlo? Ma avete sentito cosa ha detto dentro?”. Se Elly Schlein, Angelo Bonelli e Matteo Renzi sostengono una linea unitaria, Calenda cannoneggia il “melenchonismo importato” della sinistra italiana.

A Cernobbio, il forum Ambrosetti organizzato da Teha è arrivato alla giornata finale. A Villa d’Este il sole non è ancora alto quando i leader dell’opposizione arrivano per il tradizionale panel riservato all’alternativa politica. Mentre prendono posto, ci pensa un sondaggio interno a guastare i buoni intenti di Elly Schlein. “Degli oltre 200 fra manager e imprenditori intervistati – spiegano gli organizzatori – più dell’80% giudica positivamente l’operato del governo Meloni a metà mandato”. Il leader di Italia Viva Renzi ci scherza su: “Attenzione ai sondaggi, io mi ricordo bene i giudizi positivi della platea di Cernobbio sui miei referendum, che poi mi sono rimasti sul collo”.

L’unico a spiegare pubblicamente le ragioni di questo alto gradimento è Calenda. Per Azione, bloccata al centro in un sistema sempre più bipolare, il favore verso il governo è dovuto al fatto che “ha tenuto i conti in ordine e ha garantito una stabilità finanziaria importante”, oltre ad aver tenuto “una linea sulla politica internazionale che ci tiene dentro al meccanismo europeo”.

Durante il panel si intervallano le voci degli esponenti di centrosinistra. Ci sono tutti, tranne Giuseppe Conte, che ha dovuto annullare per motivi di agenda, viene spiegato dal suo staff. La segretaria dem elogia la compattezza del ritrovato campo largo, unito nelle regioni al voto. Elly Schlein boccia l’Esecutivo, il cui “unico interventismo è sul risiko bancario, dove invece il ruolo sarebbe quello di arbitro imparziale”. Sempre sulle banche, Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra parla di extraprofitti: “Difendere le banche nel libero mercato è una cosa, ridistribuire la ricchezza che le banche hanno accumulato è assolutamente necessario”. Una convergenza, paradossalmente, con il leghista Matteo Salvini. Ci pensa Renzi a sgombrare il campo da equivoci: Meloni “ha vinto perché la sinistra era divisa, se la sinistra si mette insieme vince”.

Vero è che, dalla Calabria al Veneto, i progressisti saranno ovunque insieme contro la destra. L’unico escluso è proprio Calenda. In sala spiega che una tassa sugli extraprofitti “non ha mai funzionato” e, pur non bocciando in toto il governo Meloni, riconosce un problema di “execution”, soprattutto sulla politica energetica e industriale.

Calenda interpreta così un ruolo da guastafeste, una maschera indossata fieramente e da parecchio tempo. “Io sono per un centro liberale, lo so che è difficile”, sbuffa a bordo lago. Parlando con HuffPost si sfoga un po’ sulla tenuta della destra e sulle difficoltà della sinistra: “Loro non fanno niente, ma dall’altra parte c’è qualcosa che terrorizza gli italiani”.

L’accusa contro i cosiddetti populisti di sinistra è tutt’altro che velata: “Le cose che dicono Bonelli e Fratoianni sono pericolose, così la sinistra si condanna alla sconfitta. In Italia non ha mai vinto la sinistra radicale. Mai”. Per Calenda il campo largo non c’è nei fatti. Mostriamo la cartina dei candidati regionali, in sei elezioni su sei vanno uniti. “Ma qual è il programma? È quello dei 5 Stelle, è una forma di melenchonismo importato. Pericolosissimo”.

Renzi non la pensa allo stesso modo. Calenda non si fa distrarre e dice che in Calabria, Toscana e Campania non sarà della partita. “Per me uno come Roberto Fico (candidato per il post De Luca, ndr) è quasi il male assoluto di questo Paese”. Altrove, non ne vuole sapere di “no a termovalorizzatori e sì a redditi di cittadinanza”. Ma “sosterrò Antonio Decaro in Puglia, un riformista serio”, e in Veneto appoggerà il candidato indicato dal Pd.

Splendida cornice, si scrive di solito. Non solo il lago di Como, lo è quello che faticosamente sta cercando di costruire Schlein a sinistra. Non per Calenda, che rigetta ogni ragionamento sulla prossima legge elettorale. Potrebbe essere condannato ad allearsi, avvertiamo: “Se Meloni mollerà Salvini e diventerà una liberale conservatrice dico benissimo. O se la sinistra tornerà alla linea Gentiloni, staremo insieme per fare cose importanti”. Comunque, andranno trovati i voti.

Tra un’analisi e una critica, un miraggio su quel ramo di manzoniana memoria si palesa a Calenda. Che ringrazia e va a salutare proprio quel Gentiloni che tante grane gli risolverebbe. “Come stai, Paolo?”.

Giulio Ucciero su HuffPost

 

 

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