L’Avvocato sia libero di andare a studio, intervenga il Cnf
Caiazza scrive a Masi
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«La rappresentanza istituzionale dell’Avvocatura proponga da subito, se possibile prima dell’emanazione del provvedimento, di essere sentita dal governo». Nelle ore drammatiche del Paese sospeso all’ultimo decreto di Conte, l’Unione Camere penali italiane si rivolge così, in una lettera del suo presidente Gian Domenico Caiazza, alla presidente facente funzioni del Consiglio nazionale forense, Maria Masi. «Cara Presidente, il Governo, nella tarda serata di ieri, ha preannunciato l’entrata in vigore da lunedì prossimo di ulteriori restrizioni per contribuire alla permanenza in casa delle persone, tra l’altro prevedendo la chiusura degli studi professionali», ricorda innanzitutto Caiazza. «Da subito, sui social e nelle sedi di comunicazione virtuale, tanti colleghi hanno rappresentato difficoltà e incertezze che possono discendere da provvedimenti non chiari e comunque la necessità che sia salvaguardata la possibilità per il professionista di accedere egli al proprio studio per le urgenze del suo lavoro che discendono dagli accadimenti più disparati, anche», ricorda il presidente dell’Ucpi, «dall’attività giudiziale comunque in essere. Noi avvocati penalisti», continua Caiazza, «come del resto l’Avvocatura tutta, siamo personalmente impegnati, nel rispetto delle regole che le pubbliche autorità emanano a difesa della salute di tutti, e con passione svolgiamo una funzione di informazione e di raccomandazione in tal senso presso gli assistiti che contattano gli studi. Non è certo pensabile che sia impedito a un avvocato di recarsi nel proprio studio per svolgere l’attività che egli ritiene urgente – nella sua valutazione professionale – in relazione ai diritti e ai doveri dei cittadini che a lui si sono rivolti per essere assistiti. Ovviamente», nota ancora il presidente dell’Unione Camere penali, «al professionista è raccomandata, anche sul piano deontologico, massima attenzione, professionalità e discernimento per esercitare, in alcune situazioni, la deroga all’obbligo di rimanere in casa”. Caiazza si sofferma quindi specificamente sulle misure annunciate ieri sera da Conte, ma non ancora emanate nel momento in cui il leader dei penalisti invia la missiva alla presidente Masi. «Il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella sua comunicazione al Paese, ha detto che le ultime misure sono state adottate dopo aver sentito le parti sociali e le organizzazioni sindacali. Riteniamo necessario», scrive quindi Caiazza, «che la rappresentanza istituzionale dell’Avvocatura proponga da subito, se possibile prima dell’emanazione del provvedimento, di essere sentita dal governo, al fine di rappresentare le esigenze dell’Avvocatura delle quali tener conto nella predisposizione dei cataloghi di comportamento».
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