Anno: XXVI - Numero 98    
Lunedì 19 Maggio 2025 ore 13:45
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Il ministro della giustizia annuncia che la riforma sarà approvata partendo da un ddl.

Per una riforma forense, elaborata senza un reale confronto tra tutte le componenti dell’Avvocatura per le note deleghe ai tavoli tecnici.

Il ministro della giustizia annuncia che la riforma sarà approvata partendo da un ddl.

Si imponeva un bello stop da parte del Ministro della Giustizia, che la subordina anzitutto alla introduzione costituzionale della figura dell’avvocato.

Purtroppo, leggo stamattina che il Ministro, rinnegando le parole dette, quasi come fece Pietro con Gesù, dichiara che la riforma è perfetta, modernizzatrice della professione e approvabile partendo da un ddl.

L’ auspicio è, dopo venti anni di scelte politiche davvero errate (abolizione tariffe minime, approvazione nel 2012 della prima riforma forense, riforma Cartabia architettata sul solito stratagemma illusorio che il giudice arrivi on prima udienza preparato rispetto la causa e via dicendo), che il Ministro Nordio ci ripensi perché :

– non è vero che la nuova legge è frutto di un dibattito approfondito e condiviso;

– non pare, la stessa, risolvere alcuna delle problematiche che affliggono, da decenni, l’ Avvocatura;

– scarta a priori, nella mono committenza, la figura dello avvocato dipendente, che meriterebbe ben altra riflessione;

– vuole il dominio della classe forense sullo stragiudiziale, senza coordinarlo con la normativa pubblicistica sugli incarichi estra istituzionali, relegando gli avvocati dipendenti da P.A., rispetto alla generalità delle differenti professioni (ingegneri architetti medici ecc…)in una condizione deteriore e discriminata;

– in tema di incompatibilità, continua a offrire privilegi solo a professori e ricercatori universitari e di Epr;

– in tema di conseguimento del titolo di Cassazionista, non mi pare abroghi quel regolamento volto a fissare assurdi requisiti di accesso (sarebbe ora di smetterla, una volta per tutte, di imporre altri orpelli, una volta conseguita l’ abilitazione, perché il giudizio di legittimità è un rito come gli altri e il fattore esperienza conta allo stesso modo: anche una licenza per finita locazione nasconde insidie, ma dopo il superamento dello esame di stato almeno uno dovrebbe avere compreso che e’ bene sempre lavorare con un codice alla mano, valendo ciò sia per la finita locazione che per il giudizio dinnanzi le magistrature Cd superiori).

Ci sono in piedi anche molti altri temi di riflessione, implicanti una agorà di discussione congiunta.

Mga, come sempre, si batte su questi temi ma occorre che ogni altra associazione e/o movimento e/o sindacato forense si attivino, onde evitare riforme non espressione di una volontà matura e condivisa.

Paolo Capitelli su Fcebook

 

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