Anno: XXV - Numero 86    
Venerdì 17 Maggio 2024 ore 13:00
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Disgelo con l’Anm, il piano di Nordio per la riforma

Ieri il guardasigilli ha incontrato a via Arenula il “sindacato” dei giudici, sabato interverrà al loro congresso: sono i due segnali che descrivono la strategia “pacificatoria” messa a punto da Meloni e dal suo ministro per evitare di fare la fine del Cavaliere.

Disgelo con l’Anm, il piano di Nordio per la riforma

Tutto in poche ore. I comunicati di fuoco delle correnti contro la riforma. Il cambio di strategia di Carlo Nordio. La sua presenza al congresso Anm, prima esclusa e ora prevista. Fino all’appuntamento clou con il “sindacato” dei giudici, fissato per ieri alle 16. Ordine del giorno: la grande riforma costituzionale della giustizia, appunto. Una sfida delicatissima.

Proprio l’ambizione e la portata del progetto, concordato venerdì scorso nel maxivertice a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, vietano all’Esecutivo e al guardasigilli di procedere “inaudita altera parte”. Cioè, di scrivere il ddl costituzionale sulla magistratura senza ascoltare i magistrati. Il dialogo fin dove possibile ci sarà. Ed è stat inaugurato ieri a via Arenula. Non è stato un incontro di cortesia, ma il primo passo di un percorso studiato. Che ha una logica e un obiettivo. La logica è stata chiarita innanzitutto dalla premier venerdì: la riforma della giustizia va fatta ma non deve trasformarsi nell’innesco di una guerra fra governo e magistrati come avvenne a inizio anni Duemila con Silvio Berlusconi. L’idea è innanzitutto della presidente del Consiglio, ma è pienamente condivisa da Nordio. Il quale ha ben chiara una sottile ma decisiva distinzione: il grande ddl costituzionale sulla magistratura, a partire dalla separazione delle carriere, è anche il traguardo a cui punta, legittimamente, un partito della maggioranza, Forza Italia, ma non per questo l’obiettivo va perseguito con le logiche della lotta politica. In realtà, lo sa bene anche il numero due di via Arenula, Francesco Paolo Sisto, massimo esponente in materia di giustizia del partito di Antonio Tajani: riforma sì, ma niente guerra.

Ed ecco spiegato l’incontro che Nordio, Sisto, i due sottosegretario Andrea Delmastro (FdI) e Andrea Ostellari (Lega) e i più alti dirigenti del ministero della Giustizia ha avuto ieri  alle 16 con la giunta Anm guidata da Giuseppe Santalucia. Sarà chiarita l’intenzione di basare sul dialogo i prossimi passi, in modo da trovare la sintesi sui tre pilastri del progetto: separazione delle carriere, sorteggio temperato per eleggere i togati Csm e, last but non the least, l’Alta Corte per la “giustizia domestica” di tutte le magistrature. Realizzarla, la sintesi, sarà arduo. La separazione, tanto per cominciare: la linea dell’Anm emerge già nei comunicati diffusi ieri da Magistratura indipendente e Unicost, i gruppi moderati. «Forte preoccupazione e ferma contrarietà» all’intero progetto, nel primo caso; addirittura una «mobilitazione di tutta la base della magistratura per scongiurare riforme che potrebbero farci scivolare verso regimi non democratici», nel caso di Unicost, la corrente che pure sarebbe il baricentro dell’associazionismo giudiziario. Parole forti, seppur non del tutto nuove. È nuova invece, la strategia di Meloni e Nordio: non puoi pensare di convincere la magistratura a esultare per il “divorzio” tra giudici e pm, ma puoi almeno rassicurarla sulla volontà di non trasformare la grande riforma in un appiattimento dei pm sotto l’Esecutivo. E sarà proprio questo il punto sul quale oggi Nordio, Sisto, Ostellari e Delmastro più insisteranno con la delegazione guidata da Santalucia: potete restare contrari alla separazione, ma non dovrete assolutamente temere derive pericolose per l’autonomia della magistratura requirente. A dare un’indiretta e utile sponda alla linea dialiogante di Nordio è quell’Unione Camere penali a cui spetta la primogenitura della riforma sulle “carriere”: nella nota diffusa ieri, l’associazione presieduta da Francesco Petrelli ha ricordato il “divorzio” tra giudici e pm dovrà essere attuato «nel rispetto dell’indipendenza della magistratura, che rappresenta un bene fondamentale per la tenuta della nostra democrazia». C’è da aspettarsi un’ampia disponibilità del governo a valutare, con l’Anm, la soluzione sull’Alta Corte: sul tavolo ci sono sia il testo presentato nella scorsa legislatura da Giusi Bartolozzi, all’epoca deputata di FI e oggi capo di Gabinetto di Nordio, con cui si ipotizza di sostituire la sezione disciplinare del Csm, sia lo schema proposto dal “padre” del progetto, Luciano Violante, che ha invece sempre guardato a un “giudice delle impugnazioni” per tutte le magistrature, sia per il disciplinare che per i ricorsi sulle nomine.

Ma il segnale più esplicito è la correzione di rotta compiuta da Nordio sul congresso Anm: fino a poche ore fa era certa la sua assenza, ieri ha assicurato a Santalucia che alle assise di Palermo interverrà personalmente, a costo di sfidare i dissensi. E sul fatto che le prime linee del “sindacato” faranno pochi sconti è stata chiara, ieri, la vicepresidente dell’Anm Alessandra Maddalena: «Bene che il ministro abbia cambiato idea, decidendo di incontrarci e di essere presente al nostro congresso», ma «l’intenzione del governo è alterare il disegno costituzionale che ha sancito l’indipendenza della magistratura, con una continua opera di delegittimazione». È il timore che ha provocato anche il netto no ai test psicoattitudinali. E che dimostra quanto sarà arduo, in ogni caso, il disgelo a cui intende dedicarsi Nordio.

Il Dubbio

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