Corte Costituzionale, dal 21 giugno al via le nuove regole per l’udienza
Il decreto del Presidente della Consulta immagina la discussione come un vero e proprio dialogo tra giudici e avvocati, invece che una serie di monologhi e letture di relazioni
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Dall’udienza del 21 giugno prossimo cambiano le regole dell’udienza davanti alla Corte Costituzionale. Lo annuncia la Consulta con un proprio comunicato stampa che rimanda alle modifiche alle “norme integrative per i giudizi davanti alla Corte Costituzionale” (Delibera 24 maggio 2022, testo in calce), pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 126/2022, e al Decreto 30 maggio 2022 del Presidente Amato
L’obiettivo è quello di trasformare l’udienza in un vero dialogo tra giudici e avvocati, invece che in una serie di monologhi costituiti dalle relazioni dei giudici e degli avvocati, spesso ripetitive di argomenti già affrontati, con l’effetto di allungare molto i tempi dell’udienza senza arrivare magari ad un confronto effettivo sui punti controversi.
Richiamando le esperienze di altre Corti il Presidente Amato ha dichiarato: “Io amo molto l’udienza come si svolge davanti alla Corte suprema degli Usa ma anche davanti alla Corte di Lussemburgo, e alla Corte di giustizia europea, fatta di domande dei giudici che interrompono gli avvocati. Davanti alla Corte Suprema un avvocato, se riesce a parlare tre minuti senza essere interrotto, ha già parlato troppo. Questo esige una forte preparazione di tutti sul tema, ma certo rende la cosa più viva”.
La nuova udienza “dialogata” sarà dunque costruita nel rispetto di alcune regole e scansioni temporali.
Per prima cosa, il giudice relatore, cinque giorni prima di ogni udienza, potrà inviare agli avvocati delle domande scritte sulla causa. La relazione iniziale in aula sarà sostituita dalla sintetica introduzione del giudice relatore, da contenere tendenzialmente in cinque minuti e nella quale saranno esposti i termini essenziali delle questioni e i quesiti eventualmente formulati agli avvocati delle parti. Seguono poi quindici minuti a testa assegnati agli avvocati per esporre le proprie difese e rispondere alle eventuali domande scritte del relatore.
È facoltà del Presidente, sentito il giudice relatore, di assegnare a ciascun avvocato un tempo diverso e consono alla natura e al grado di complessità della causa. In caso di collegio difensivo, gli avvocati dovranno suddividersi il tempo complessivamente assegnato alla parte o all’interveniente. Stessa cosa se le parti o gli intervenienti che sostengono la stessa posizione sono più di una: anche qui il Presidente assegna ai difensori un tempo complessivo per svolgere le difese orali e rispondere alle domande scritte del relatore. Anche gli altri giudici potranno interrompere la discussione dell’avvocato ponendo delle “brevi” domande o presentando delle obiezioni alle quali l’avvocato è chiamato a rispondere.
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