Bene il pagamento PagoPa non obbligatorio sui diritti di copia
Il provvedimento era particolarmente atteso poiché, come aveva evidenziato Aiga, risultava non conforme alle disposizioni vigenti
In evidenza

“L’Associazione Italiana Giovani Avvocati accoglie con favore il provvedimento con il quale il Direttore Generale del Dipartimento per gli Affari di Giustizia ha chiarito che, nel settore penale, il pagamento dei diritti di copia e di certificato tramite piattaforma PagoPa è permesso, ma non obbligatorio.” Lo dice in una nota Francesco Paolo Perchinunno, Presidente Aiga.
“Il provvedimento era particolarmente atteso poiché, come aveva evidenziato Aiga, risultava non conforme alle disposizioni vigenti, e all’attuale stato del processo penale, l’imposizione dell’obbligo di pagamento tramite PagoPa, con la circolare del 6 marzo scorso” conclude Perchinunno.
“Sul punto – dichiara Mario Aiezza, Coordinatore del Dipartimento sulla Riforma del Processo in seno ad Aiga Nazionale – era assolutamente necessario un formale chiarimento da parte del Ministero nonostante fosse evidente sin da subito, a chi opera nel settore penale, che allo stato attuale non vi era possibilità di imporre l’obbligo del pagamento dei diritti di copia e di certificato tramite la piattaforma PagoPa. Tale provvedimento restituisce serenità nell’operare quotidiano di Avvocati e personale amministrativo, ed al contempo evita un aggravio di spese per il cittadino, quali erano quelle determinate dalle commissioni di pagamento imposte da PagoPa e sulle quali, come già richiesto da AIGA, si auspica un pronto intervento del Ministero”.
Altre Notizie della sezione

Pensare da legale, agire in digitale
20 Ottobre 2025Ho seguito il “Convegno” giuridico forense di Torino in streaming.

L’Aiga promuove il Ddl in materia di intimazione di pagamento.
16 Ottobre 2025Foglieni: Un Ddl che bilancia tutela del credito e diritti di difesa.

Avvocati e IA: un terzo la usa, ma otto su dieci ne temono l’uso nei processi
15 Ottobre 2025Indagine Ipsos per il Cnf: il 36% degli avvocati intervistati usa l’IA, ma il 72% non la ritiene in grado di interpretare correttamente leggi e precedenti. Otto su dieci temono l’uso nei processi e chiedono trasparenza e tutela dei dati