Guido DeCarli: “Un capo che non sente se stesso, non può guidare nessuno”
Guido DeCarli racconta perché la vera leadership inizia da dentro, tra emozione, competenza e consapevolezza relazionale
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Non esistono scorciatoie. È questa la prima cosa che colpisce parlando con Guido DeCarli. Niente trucchetti motivazionali, niente storytelling da palco. Solo un principio netto, tagliente, ripetuto con lucidità chirurgica: la qualità della leadership è proporzionale al grado di consapevolezza interiore di chi la esercita.
Leadership oltre le barriere, il suo ultimo libro, ha già fatto discutere per la radicalità con cui mette in discussione le fondamenta del management tradizionale. Ma è nella sua voce che si coglie la vera forza del progetto: una combinazione rara di esperienza pratica, riflessione umana e senso etico del ruolo.
“Un capo che non sente se stesso, non può guidare nessuno”, ripete più volte durante l’intervista. Non è uno slogan. È la sintesi di trent’anni passati a fianco di imprenditori, manager, HR director. Non ad addestrarli, ma ad accompagnarli verso una leadership meno meccanica e più viva.
Chiediamo a DeCarli da dove si parte. La risposta è spiazzante nella sua semplicità: dal sentire.
“Ci hanno insegnato a sapere tutto. Ma nessuno ci ha insegnato ad ascoltarci. Le aziende sono piene di persone che parlano bene e vivono male. Hanno studiato le soft skill, ma ignorano cosa provano davvero.”
Il risultato? Decisioni sbagliate. Team sfibrati. Performance instabili. E un clima emotivo che oscilla tra apatia e iperattivismo. “La leadership scollegata dal sentire diventa solo esercizio di ruolo. Maschera. Performance. Non guida.”
Nel libro, DeCarli non si limita a diagnosticare. Propone un modello concreto, basato su sei meta-attitudini: integrità, energia, autocontrollo, presenza, intelligenza realizzativa, autoevoluzione. Un framework che parla soprattutto a chi si trova schiacciato tra la pressione dei risultati e la fragilità emotiva delle proprie squadre.
Lo so, è fastidioso sentirlo. Ma è proprio qui che si gioca tutto.
“Un manager oggi deve essere prima di tutto un regolatore di energia. Un trasmettitore di coerenza. Non basta saper fare. Bisogna sapere come si sta. Dentro, prima che fuori.”
Il tono è sobrio, mai paternalistico. La parola chiave che ritorna è “integrazione”. Integrare competenza e sensibilità, efficienza e umanità. Ma soprattutto, smettere di separare la persona dal ruolo.
“Il problema nasce quando ti comporti da leader senza esserlo. Quando reciti. Quando metti la maschera dell’autorità senza averne il fondamento interno. I collaboratori lo sentono. E smettono di fidarsi.”
Parlare con DeCarli è come fare una consulenza ad alta densità umana. Ogni frase è frutto di una riflessione lunga, stratificata, vissuta. Chiediamo se questo approccio non rischi di essere visto come troppo filosofico in un contesto professionale orientato al risultato.
“La vera leadership non è né filosofica né tecnica. È biologica. Se il tuo sistema interiore è disorganizzato, tutto ciò che guidi ne subirà le conseguenze.”
La conversazione si sposta sul futuro. Quali saranno, secondo lui, i tratti del leader efficace nei prossimi anni?
“La capacità di generare sicurezza emotiva nei team. La gestione non della motivazione, ma della connessione. E soprattutto, la padronanza del proprio stato interno come strumento di influenza sistemica.”
Non è coaching da palco. È teoria incarnata. E anche se il libro non lo dice esplicitamente, il messaggio arriva forte: il cambiamento organizzativo è sempre preceduto da una trasformazione personale.
Nel parlare di autocontrollo, DeCarli non intende repressione. Intende discernimento. La capacità di distinguere reazione e risposta. Impulso e azione. Rumore e direzione.
“Chi guida deve essere uno spazio, non una voce. Un campo di stabilità. E per farlo, deve conoscere le proprie tempeste.”
Questa visione richiama modelli antichi, quasi sapienziali, in cui il capo era guida spirituale, custode del senso, e non solo coordinatore di task. DeCarli non lo dice apertamente, ma nel suo approccio si sente l’eco di quella tradizione: una leadership che ha a che fare con la maturità, non solo con la competenza.
Leadership oltre le barriere non è un libro per tutti. È per chi è pronto a guardarsi allo specchio. Per chi ha già ottenuto risultati, ma si sente ancora incompleto. Per chi capisce che il potere non si misura in output, ma in impatto relazionale.
“Ogni volta che entro in azienda, cerco prima il campo. La qualità emotiva del posto. Se quel campo è tossico, la strategia non serve. Se quel campo è vivo, la strategia diventa potente.”
Parole che suonano come verità operative per chi vive le organizzazioni ogni giorno. E che danno un nuovo significato alla parola guida.
Il libro è disponibile su: https://www.guidodecarli.coach/libri/
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