L'Italia può portare l'Ue nella ricostruzione di Gaza
Minniti: Meloni brava a non isolare Trump.
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Si è fatto il nome dell’ex ministro degli interni Mano Marco Minniti come rappresentante italiano nel Board of Peace di Gaza: “Non mi risulta. Non so assolutamente niente” dice il diretto interessato, che invita le opposizioni a convergere sull’invio dei militari: “È importante che l’Italia possa partecipare con un mandato pieno. Possiamo giocarci la presenza dei grandi player economici italiani”
Per rappresentare l’Italia nel Board of Peace di Gaza si è fatto il nome di Marco Minniti, presidente della Fondazione Med Or, che ha già sviluppato una collaborazione con il governo di Giorgia Meloni sul Piano Mattei per l’Africa. “Non mi risulta. Non so assolutamente niente” dice l’ex ministro dell’Interno in un’intervista a Monica Guerzoni sul Corriere della Sera, aggiungendo che “i nomi non sono mai importanti. Quel che è importante è il ruolo dell’Italia”.
E l’Italia “può essere apripista, aiutare la Ue a recuperare un evidente ritardo politico e a diventare protagonista in un processo di ricostruzione che fa tremare le vene – afferma Minniti – Ma serve una forza di stabilizzazione militare a Gaza, con la spina dorsale dei Paesi arabi e con un mandato Onu, senza la quale è impossibile pensare al disarmo di Hamas e al ritiro delle forze Israeliane”. Raggiunta la fase uno del piano Trump, “bisogna accelerare al massimo la realizzazione del secondo pilastro del piano, anche sfruttando l’onda di entusiasmo” con la visita di Donald Trump in Israele e in Egitto. “Trump ha messo in gioco se stesso, per due ragioni. Doveva uscire dallo scacco politico e diplomatico di Anchorage, dove a Ferragosto ha incontrato Putin e il cui tappeto rosso, col moltiplicarsi degli attacchi contro l’Ucraina, è diventato nero. Poi Trump con Israele ha potuto mettere in campo un potere decisivo, per il rapporto personale con Netanyahu e perché gli Usa sono il loro principale fornitore di armamenti. Senza il diretto coinvolgimento di Trump non avremmo smosso le acque. E non ha accettato di dirigere il board di transizione per vanità, ma perché chiamato dai Paesi arabi. Una gigantesca responsabilità, che lo espone enormemente”.
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