La Marina non può agire su Israele in zona di guerra.
Neanche se spara sulla Flotilla Intervista con l'ammiraglio, ex capo di Stato maggiore e ministro della Difesa: "La nave Alpino è in acque internazionali in funzione di deterrenza ed è un fatto che dopo l’invio della nave non si sono registrate tensioni.
Se Israele tentasse l’abbordaggio ora, potrebbe imperdirlo. Ma se entrano nella zona di embargo, l’Italia non può fare nulla. È inutile per gli attivisti fare finta di non capire”. L’ultimo alert previsto per mercoledì, poi la nave italiana si fermerà
L’ultimo alert arriverà mercoledì 1° ottobre. La nave Alpino della marina militare, che sta scortando la Flotilla, avvertirà le imbarcazioni con a bordo gli attivisti che vogliono entrare a Gaza, dicendo loro che stanno per entrare nella zona controllata da Israele. Che si trovano a 120mila nautiche da Gaza. A quel punto, la Alpino si fermerà. Non proseguirà la navigazione. “Se vogliono andare avanti, se ne assumono la responsabilità”, dice a HuffPost l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già capo di Stato maggiore della Difesa, presidente del comitato militare della Nato e ministro della Difesa del governo Monti.
Manca ancora qualche giorno prima che la Flotilla lasci le acque internazionali. Cosa può fare la nave Alpino per tutelare da eventuali attacchi il personale a bordo?
Le regole d’ingaggio di ogni missione sono riservate, perché in questo modo aumenta la funzione di deterrenza: se io non so come l’avversario può rispondere a un mio attacco, è più facile che eviti di attaccare. In generale, però, come ha spiegato il ministro Crosetto, la funzione della nave Alpino è quella di assistere, eventualmente salvaguardare e proteggere, le navi nel caso in cui dovesse succedere qualcosa nelle acque internazionali. La sola presenza di questa nave e il fatto che il suo scopo sia stato comunicato alle autorità israeliane ha già di per sé una funzione di deterrenza. Di far sapere che l’Italia c’è. È un modo, per citare ancora il ministro, per prevenire che “chicchessia” svolga azioni in qualche modo pericolose contro la Flotilla. E, per ora, sta funzionando. La cronaca fino a domani potrà smentirci, ma è un fatto che dopo l’invio della nave non si sono registrati fatti che abbiano messo a repentaglio la sicurezza degli attivisti.
Lamentano di essere seguiti dai droni.
Ma i droni che osservano la navigazione non rappresentano un pericolo. Così come la Flotilla è libera di navigare in sicurezza in acque internazionali, un eventuale drone è libero di sorvolare i mari.
La maggioranza degli attivisti della Flotilla sembra determinata a voler andare avanti, fino alle acque di Gaza. Con quale rischio?
Il ministro Crosetto lo ha detto chiarissimamente a tutti: se cercate di forzare il blocco navale, se cercate di entrare nella zona di embargo, noi nulla possiamo fare. Inutile far finta di non capire. Non c’è alcuna possibilità che la nave della marina italiana si ingaggi in una azione di contrasto delle unità navali israeliane.
Perché l’Italia non può far nulla, quando la Flotilla lascia le acque internazionali?
Perché c’è una zona di embargo dichiarata in una zona di guerra. A meno che qualcuno non pretenda che una nave italiana si metta a fare la guerra a Israele, l’Italia non può fare nulla. È per questo che il ministro e il Presidente della Repubblica continuano a dire: Non forzate il blocco, non lo forzate. Se poi non lo si vuole capire è un altro discorso. Se la maggioranza della Flotilla vuole andare avanti se ne assume la responsabilità. Ma deve sapere che Israele potrà reagire. Anche sparando, se ritiene che non ci sia altro mezzo per fermarli.
Dunque, qualsiasi atto compiuto dalla nave Alpino in acque controllate da Israele sarebbe visto come un atto di guerra?
È evidente.
La Flotilla, in ogni caso, ha ancora 48 ore di navigazione in acque internazionali. È plausibile che Israele tenti un abbordaggio già in questa fase?
Vista la presenza di unità navali italiane e spagnole, credo che non avverrà. Sarebbe un atto non legale, perché in acque internazionali si è liberi di navigare, a meno che non si commetta un reato. Se, però, dovesse accadere, la nave Alpino cercherebbe, credo, di interporsi con la sua presenza. Così come avviene nella vigilanza della pesca: quando i nostri pescherecci risultano sotto attacco di Paesi, come Libia e Tunisia, che contestano loro il diritto di pesca, la marina interviene. Come? Lo valuta il comandante della nave, sulla base delle regole di ingaggio. Se avvenisse l’abbordaggio della Flotilla, credo che la nave della Marina eviterebbe in ogni modo uno scontro fisico, guerresco, con le navi israeliane. Ma avrebbe il diritto di impedire azioni pericolose nei confronti della Flotilla.
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