Anno: XXVI - Numero 189    
Giovedì 2 Ottobre 2025 ore 13:40
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Caro Pd, non si vince dicendo che l’avversario è il male

Intervista con Giuliano Amato sulla situazione italiana e internaziona

Caro Pd, non si vince dicendo che l’avversario è il male

“I progressisti dovrebbero disegnare un futuro migliore, non additare il nemico”. “Noi europei abbiamo considerato ignobile il tema delle armi perché altri se ne occupavano per noi”. “L’Israele di Rabin era portatore di civiltà, oggi non più”. “Blair a Gaza ha un sapore di vecchio stampo coloniale”

Presidente Giuliano Amato, partiamo dal piano di pace di Donald Trump per il Medio Oriente. Come lo giudica e quante chances di successo gli attribuisce?

Per giudicarlo con esattezza bisognerebbe conoscerlo a fondo. Vedo un non piccolo dettaglio: alcune delle condizioni previste rimangono nel vago in attesa di impegni più definiti che le parti dovrebbero prendere, ma che alla fine potrebbero anche rifiutare, perché rimessi al calcolo delle convenienze. Per Hamas dovrebbe pesare l’amnistia ai suoi armigeri, per Israele la considerazione che l’organizzazione terroristica si sbricioli militarmente, ammesso che i suoi capi accettino di non far parte del futuro. Ma possono pesare anche valutazioni opposte.

Lei conosce Tony Blair. È l’uomo giusto al posto giusto? Oppure, insieme all’assenza di un ruolo politico dei palestinesi nell’autorità di transizione, si configura il rischio di una sorta di protettorato del vecchio stampo colonialista?

È una perplessità che condivido. Non darei un ruolo da protagonista a una figura così rappresentativa del mondo occidentale. E non dimentichiamo che Benjamin Netanyahu alla fine del conflitto incontrerebbe guai giudiziari.

Insomma, è scettico sul successo dell’operazione?

Quello che trovo più soffocante è l’enorme spazio decisionale che la destra integralista ed estremista ha oggi nel governo israeliano. Impedendo così drasticamente la prospettiva dei due Stati. Ho sempre considerato Israele, ma era quello di Yitzhak Rabin, portatore della nostra civiltà. Ma quello attuale di destra estrema ci è lontanissimo. Dunque, lo spiraglio che vedo è la disponibilità di centro e sinistra a formare una nuova maggioranza con Netanyahu liberando noi e lui da questi estremisti.

In questa partita l’Europa non è pervenuta. Gli slanci di Macron, Starmer, Sanchez e altri per il riconoscimento dello Stato di Palestina hanno favorito la svolta o ha ragione Giorgia Meloni a rifugiarsi nell’abbraccio protettivo di Trump?

Che l’Europa possa contare in un conflitto così esacerbato nel Medio Oriente dove per anni non ha avuto voce, è un’aspettativa poco realistica. Il discorso sarebbe lungo, ma al fondo c’è che non abbiamo creato una politica estera unica. Ora ci stiamo affidando alle intese fra “volonterosi”, ovvero alle collaborazioni fra governi, includendo anche il Regno Unito che è fuori dalle procedure dell’Ue. È il meglio che possiamo fare visto che da anni manca la voce influente dell’Europa.

Vale lo stesso per i dazi imposti dalla Casa Bianca? Come ha gestito la partita Ursula von der Leyen?

Ha fatto come tutti gli altri, arrivando al meno peggio cercando di non irritare Trump. Non è stato un negoziato alla pari, ma forse solo la Cina ha potuto permettersi questo approccio. Non ci piace? Ma se in questo momento Carlos Alcaraz è più forte, vince lui. Almeno nella pallavolo femminile nessuno batte Paola Egonu.

Trump ha rapporti ondivaghi con Vladimir Putin: è passato dal tappeto rosso di Anchorage alla Russia “tigre di carta”. Lo Zar però fischietta e va avanti. Come finirà in Ucraina?

Condivido la linea dell’Ue che sull’Ucraina ha preso e mantenuto una posizione netta riuscendo almeno qui ad avere voce in capitolo. Kiev va aiutata al meglio possibile anche sul piano militare affinché possa arrivare al cessate il fuoco – perché anche Putin sa che più in là di tanto non potrà arrivare – rimettendoci non solo la Crimea ma anche una parte del Donbass, ma perdendo la minore porzione possibile di territorio.

Gli Usa, però, hanno scaricato i costi della guerra sull’Europa. Secondo lei, i cittadini sono pronti a sostenerli?

Sono tra quelli che pensano che non ci siamo mai occupati dell’ignobile tema delle armi e della difesa perché qualcun altro lo faceva al posto nostro. Se adesso gli Usa vogliono un riparto più equilibrato delle spese noi ci diciamo pacifisti? Ognuno cerchi la soluzione che ritiene credibile.

Per le Regionali Elly Schlein ha fatto un’operazione politica mettendo insieme il campo largo da Nicola Fratoianni a Matteo Renzi passando per il M5s. Nelle Marche però ha perso con distacco. Perché il centrosinistra non viene percepito come alternativa credibile?

Vorrei dire solo due cose. Ho cominciato a fare politica 70 anni fa e ho imparato che in politica non si vince dicendo che l’avversario è il male e io il bene bensì convincendo gli elettori che so fare le cose meglio di lui. Se mi sforzo di dire che l’altro è il nemico, le sbaglia tutte, e lo dipingo come il male assoluto, come potrò mai convincere gli elettori che ora votano di là e che vorrei portare di qua?

La seconda osservazione?

Il centrosinistra dovrebbe essere la parte progressista, che è diversa dai conservatori – così ho studiato – perché i secondi conservano mentre i progressisti vogliono cambiare. Ora, per cambiare la società devono avere il disegno di un futuro diverso da quello a cui andiamo incontro e devono convincere che per il bene futuro si può rinunciare a qualcosa del presente. Per esempio un mondo in cui il cambiamento climatico non uccida e le diseguaglianze non distruggano la vita della comunità.

Non è impresa facile. In tempi di crisi economica, sociale, bellica, non hanno più presa le risposte “legge e ordine” di destra?

Certo, non è facile. Per farlo i progressisti devono attrezzarsi a convincere, il che implica un dialogo costante con gli elettori che oggi nessuno è più attrezzato a fare perché non ha più la rete sul territorio che serve. Girare follemente per l’Italia apparendo mezz’ora qua e là non è il dialogo con cui, 50 anni fa, convincemmo gli elettori di sinistra – che aveva, come oggi, un’anima con valori conservatori – che il divorzio non era un sopruso voluto dalle donne.

Oltre al metodo non vede una lacuna anche nei contenuti? Nel centrosinistra mancano progetti riformisti – su immigrazione, tasse, lavoro – oppure ha ragione Dario Franceschini e il futuro è nella radicalizzazione?

Certo che il riformismo disegna un futuro migliore, mentre quello che viene detto oggi non lo fa, si barcamena, offre risposte presenti a domande presenti. Il problema in Italia non è che manca il salario minimo, è che molti salari sono più bassi di quelli delle economie tecnologicamente avanzate. Nell’industria prevalgono mansioni poco qualificate e dunque poco retribuite. Quanto all’immigrazione, già sette anni fa un gruppo di lavoro della Fondazione del Pse ha impostato il tema con una visione chiara: se l’immigrazione viene vissuta dai cittadini come un fenomeno di ordine perseguito e attuato dallo Stato bene, ma finché viene vissuta come disordine incontrerà diffidenza e ostilità. Questo è il titolo del tema. Svolgimento: non è stato svolto dalla sinistra italiana.

Chiaro. Ultima domanda: si susseguono gli appelli a fermarsi alla Flotilla in navigazione verso Gaza. Lei è anzitutto un giurista: illegale non è il blocco navale imposto da Netanyahu, in acque contestate, ad una missione palesemente non ostile?

Simpatizzo con i giovani a bordo di quelle barche che hanno sottoposto all’attenzione pubblica un giusto problema. Avrei però apprezzato che fare arrivare gli aiuti fosse più importante che forzare il blocco navale. Vogliono dimostrarci che Israele viola il diritto internazionale? Migliaia di abitanti di Gaza possono testimoniare altre violazioni che mi stanno molto più a cuore.

Gli attivisti della Flotilla non hanno svolto una supplenza dell’azione politica di governi molto tentennanti e lenti nel sanzionare Israele?

Assolutamente no. La missione era portare aiuti umanitari: rifiutando la mediazione della Cei e scegliendo la prova di forza, ha rinunciato al suo ruolo.

di  Federica Fantozzi su Huffpost

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