Rai lacerata? Cosa facciamo noi contribuenti/utenti?
È sintomatico il clima di informazione, e talvolta di stupore, che si percepisce intorno alle vicende Rai.
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La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che tuona un giorno sì e l’altro pure per la sua esclusione, tutti gli altri partiti silenziosi.
Tutto normale. La Rai è dei partiti. Se qualcuno aveva un dubbio (tra questi il premier Mario Draghi che ha sponsorizzato le nomine indipendenti del nuovo ad e della nuova presidente), e magari si sta indignando per quel che accade con le lamentele, è bene che si informi: tutto in regola, ed ha ragione la signora Meloni.
Hai voluto la bicicletta? Pedala. Noto detto popolare che ben semplifica la situazione.
Ma noi? Noi che paghiamo il cosiddetto canone col quale diamo alla Rai 1,8 miliardi di euro all’anno? Noi che siamo gli spettatori di questo monopolio di Stato per informazione e spettacolo? Noi che tolleriamo con disgusto la violazione delle leggi (abuso di posizione dominante della Rai su un mercato in cui compete con altri che non hanno il cosiddetto canone; non privatizzazione prevista da referendum e legge), e che quando violiamo le leggi veniamo per bene “mazzolati”… noi contribuenti/utenti dobbiamo stare zitti? Possiamo solo non pagare il canone perché diciamo (spesso mentendo) che non abbiamo un apparecchio tv collegato ad un antenna, e lo possiamo fare dopo un farraginoso meccanismo di “disdetta” che farebbe invidia alle burocrazie narrate da Franz Kafka? Noi che siamo numeri dell’audience grazie ai quali giocano gli stipendi della Rai e la sua potenzialità nel mercato pubblicitario? Noi che dobbiamo sorbirci dei notiziari di Stato che “manco la newsletter per gli iscritti ad un partito” oserebbe tanta osservanza?
Prendiamo atto di una realtà: noi non esistiamo. Come un qualunque suddito. E visto che nel Parlamento si contano sulle dita di una mano gli eletti che vorrebbero portare giustizia e legalità in Rai, al momento ci è consentito solo un espediente: quando ci sono le elezioni (di qualunque tipo) informiamoci su cosa vorrebbero fare in merito i destinatari del nostro voto…. Certo se questo accadesse, se buona parte fosse d’accordo che i partiti non dovrebbero governare l’informazione e lo spettacolo di Stato, il 90% degli elettori andrebbe ad arricchire i già numerosi astensionisti. Magro, triste e sfascista bottino, sarebbe il nostro. Forse è il caso di rivalutare l’arma referendaria, visto che oggi (giustizia ed eutanasia) sta rimettendo in discussione tanto di quel regime che sembrava inamovibile. Abbiamo lanciato il sasso!
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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