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Previdenza a rischio

Se i Vigilanti incentivano e non vigilano, chi dovrebbe vigilare?

Previdenza a rischio

Il 2 luglio 2025, presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati, si terrà un convegno dal titolo “Previdenza e strategie di investimento nel venture capital” moderato dal giornalista di La7 Andrea Pancani.

Il tema centrale sarà la misura introdotta per gli enti previdenziali dalla legge annuale sulla concorrenza 2024 e la possibilità di continuare a beneficiare dell’esenzione fiscale sul capital gain, derivante da investimenti qualificati purché una quota di tali investimenti sia destinata al venture capital.

Nel corso dell’incontro ci sarà la presentazione di casi di start up.

Già a Cernobbio il 4 aprile 2025, si era presentato lo studio realizzato da Teah Group in collaborazione con CNP venture capital sgr.

L’intento è quello di investire nel futuro dell’Italia 6,4 miliardi di euro da parte delle Casse di previdenza e dei Fondi pensione nello sviluppo di nuove imprese.

Il dossier del Servizio studi della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica del 4 dicembre 2024 (A.S. n. 1318) illustra bene l’intendimento del Governo.

Le Casse di previdenza e i Fondi pensione hanno sin qui optato per scelte di investimento di medio periodo con rischi decisamente più contenuti, maggiormente allineati con gli obiettivi del sottostante previdenziale.

La lenta evoluzione in Italia del settore del venture capital, sino ad oggi non ha stimolato l’interesse delle Casse di previdenza e dei Fondi pensione perché l’asset del venture capital è molto rischioso, potendo determinare anche la perdita dell’intero capitale investito.

«Il 28 gennaio Consob ha pubblicato un rapporto sulle tendenze e le sfide per il settore finanziario, illustrativo della congiuntura e dei rischi del mercato finanziario italiano a confronto con i mercati internazionali, analizzando altresì le dinamiche che possono rilevare per il raggiungimento degli obiettivi istituzionali dell’Autorità di vigilanza. Nell’analizzare l’andamento generale dei mercati finanziari, il rapporto evidenzia una progressiva espansione del comparto del private equity a livello mondiale con il raggiungimento, nel 2023, del picco storico di risorse in gestione. Rimane comunque marcata la differenza tra il dato europeo e quello statunitense, soprattutto nel segmento del venture capital. A tale riguardo, secondo PitchBook, nei primi nove mesi del 2024 gli investimenti di private equity negli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di 650 mld di dollari, rispetto ai 413 mld di dollari in UE, mentre per il venture capital gli investimenti negli Stati Uniti sono stati 3 volte maggiori di quelli in UE (131 mld di dollari contro i 41 mld di dollari in UE). In Italia, in base ai dati AIFI, a giugno 2024 gli investimenti di private equity e venture capital hanno raggiunto i 4,5 mld di euro.

Il rapporto sottolinea anche l’importanza di private equity e venture capital come fonte di finanziamento, sia per le imprese mature sia per quelle maggiormente innovative. In quest’ambito viene evidenziata la necessità di promuovere una maggiore partecipazione, diretta e indiretta, degli investitori retail ai mercati dei capitali, come obiettivo prioritario della Capital Markets Union (CMU), in linea con la Retail Investment Strategy della Commissione europea. Al fine di semplificare l’accesso ai mercati dei capitali delle imprese, è importante inoltre proseguire con la semplificazione del quadro normativo, nonché intensificare le attività di educazione finanziaria per famiglie e imprese – in particolare le PMI.» (Fonte: A.I.F.I., 3 febbraio 2025).

Ora il Governo, attraverso gli incentivi fiscali, vuole stimolare il settore del venture capital anche in Italia e, in carenza di investitori, guarda al settore previdenziale delle Casse di previdenza e dei Fondi pensione dimenticando però che non maneggiano denaro comune, bensì provvista previdenziale, derivante per le Casse di previdenza da contributi obbligatori e per i Fondi pensione da contributi volontari, ma entrambi destinati a garantire la corresponsione di un trattamento pensionistico ai sensi dell’art. 38 della nostra Carta Costituzionale.

A mio giudizio, senza la garanzia finale dello Stato, la provvista previdenziale, sia obbligatoria che volontaria, non può essere “rischiata” sui mercati finanziari perché comporterebbe il trasferimento del rischio sugli iscritti, con la possibilità, per nulla trascurabile, addirittura della perdita di una quota della pensione.

 

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